Pietro Fenoglio è considerato uno dei personaggi di maggior spicco dell’ Art Nouveau nota in Italia come stile floreale o stile Liberty. Nato a Torino nel 1865 da una famiglia di costruttori edili frequentò la Regia Scuola di Applicazione per gli Ingegneri di Torino e dopo essersi laureato nel 1889 iniziò un’intensa attività professionale, raggiungendo rilevanti risultati in ambito edilizio.
Per le opere architettoniche che ha firmato in città può essere collocato nella grande tradizione degli architetti che hanno lasciato un’ impronta nel tessuto urbano di Torino come Ascanio Vittozzi, Carlo Amedeo di Castellamonte, Guarino Guarini, Filippo Juvarra, Benedetto Alfieri, Bernardo Vittone, Alessandro Antonelli, e Carlo Ceppi. Pietro Fenoglio è l’architetto che con le sue opere ha maggiormente contraddistinto la feconda stagione del liberty torinese unendo una grande personalità artistica ad una capacità manageriale fuori dal comune. Egli con grande successo trasformò il suo studio torinese di via XX Settembre 60 in una efficiente macchina di progettazione e di gestione dei cantieri.
Nel suo lavoro ebbe collaboratori di grande valore tra i quali gli ingegneri Giulio Marinari, Mario Vicary, Carlo Sgarbi (firmatario di decine di progetti) e gli architetti Romeo Burzio, Ermanno Genesio Vivarelli, Gottardo Gussoni, tra i più grandi interpreti del liberty in Italia. Inoltre a complemento ed arricchimento del lavoro edilizio collaborarono con lui una cerchia di valenti artisti come il pittore e disegnatore Giulio Casanova e lo scultore Edoardo Rubino, gli ebanisti Enrico Pezza e Giuseppe Sala, che conferivano completezza organica, precisione e raffinatezza alle sue. Pietro Fenoglio aveva ottenuto il doppio titolo accademico di ingegnere e architetto ed era stato allievo di Carlo Ceppi vero maestro dell’ architettura ecclettica che aveva la tendenza a ispirarsi a fonti diverse, accogliendo da ciascuna gli elementi ritenuti migliori e che fondeva la combinazione nello stesso edificio di elementi tratti da vari stili storici.
L’art nouveau nota in Italia anche come stile floreale, stile Liberty o arte nova, fu un movimento artistico e filosofico attivo nei decenni a cavallo tra l'Ottocento e il Novecento e che influenzò soprattutto in Europa le arti figurative, l'architettura e le arti applicate. Nata durante a Belle Époque che nel periodo fra 1870 e la prima guerra mondiale indicò la vita brillante nelle grandi capitali europee, con le numerose e diversificate esperienze artistiche, la nuova corrente artistica esprimeva l'idea che il nuovo secolo, il Novecento, sarebbe stata nuova epoca in cui la nascente tecnologia avrebbe portato all’ uomo pace e benessere. In questo periodo Fenoglio compie viaggi di studio e ricerca in diversi paesi d’ Europa ed ha ispirazionie suggestioni che traspone nel suo stile originale non dimenticando però gli insegnamenti del suo maestro Carlo Ceppi. Nel 1902 si trova ad essere tra gli organizzatori del grande successo della grande Esposizione Internazionale di Torino, che fu il primo importante evento espositivo internazionale dello stile Liberty. Infatti fu la prima occasione in cui si trattò questa tematica artistica , e fu ufficialmente denominata "Prima Esposizione Internazionale d'Arte Decorativa Moderna". Nella città di Torino decretò il passaggio dell’ Eclettismo alla stagione del Liberty.
Egli si interessò poi anche di quella del 1911che fu un Esposizione Internazionale rivolta allo sviluppo delle nuove tecnologie riguardanti l’ industria e il lavoro (Expo Torino 1911).
In questi anni Pietro Fenoglio realizza in Torino numerosi interventi edilizi di carattere residenziale che abbelliscono la città tra i quali si ricorda Villa Scott in Corso Giovanni Lanza (1902), la casa Fenoglio-Lafleur, luogo simbolico del liberty cittadino, in via Principi d’Acaia 11 (1902), il villino Raby in corso Francia 8 (1901) e poi case a carattere di edilizia popolare come le case della Società Torinese Abitazioni Popolari di via Marco Polo (1903) e di via Revello (1909) e il Villaggio Leumann (1875-1907) a Collegno. Il villaggio annesso alle tessiture dei Leumann con la realizzazione di edifici per abitazioni e servizi connotati da stilemi di eclettismo floreale.Il complesso, costituito da due comprensori residenziali a latere dello stabilimento tessile, si estende per circa 60.000 metri quadrati e ospitava originariamente circa un migliaio di persone tra operai, impiegati e relative famiglie. Esso comprende al suo interno 59 villini e case divisi in 120 alloggi, ciascuno provvisto sin dal principio di servizi igienici annessi e un giardino condiviso al piano terreno.
Nella sua intensa attività di progettista non si rivolse solo alla abitazioni civili ma si interesso anche del campo dell’architettura industriale: la Conceria Fiorio (1900), il Birrificio Metzger (1903), la Manifattura Gilardini (1904), la Fabbrica Itala (1905), le Concerie Italiane Riunite (1906), la Fonderia e Smalteria Ballada (1906) e la Venchi Unica (1907) sono solo alcuni dei molti interventi realizzati sul territorio cittadino. Pietro Fenoglio si interessò anche di editoria compare infatti tra i fondatori de «L’architettura italiana moderna», importante rivista di architettura.
La sua proficua attività edilizia lo portò a ricoprire ruoli dirigenziali e amministrativi nel mondo imprenditoriale che arricchirono le sue competenze e ne moltiplicarono l’ influenza nel settore delle costruzioni più raffinate, fu direttore della Società Anonima Cementi del Monferrato, vice presidente della Società Porcheddu (un delle prime imprese di costruzioni a usare il calcestruzzo armato) nonché membro del consiglio d ‘amministrazione tra i fondatori della Società Torinese per Abitazioni Popolari. Tra i tecnici più attivi della Società d’ Igiene, egli contribuì alla gestione urbanistica della città di Torino ricoprendovi incarichi politici. Eletto nel 1902 consigliere comunale fu membro della Commissione d’ Ornato urbano e assessore al piano regolatore fuori della cinta daziaria; diede inoltre un importante impulso al piano regolatore del 1908.
Negli ultimi quindici anni di vita abbandonò la professione edilizia ed impegnò tutte le sue competenze imprenditoriali e organizzative nel mondo dell’ alta finanza scalando rapidamente i vertici della Banca Commerciale Italiana, fino a divenire prima amministratore delegato e poi vice presidente. Anche in questo nuovo ruolo egli continuò a promuovere l’ architettura di qualità partecipando direttamente ai processi decisionali volti alla realizzazione di varie sedi e filiali, fino alla costruzione della nuova sede centrale in piazza Colonna a Roma, dove promosse le proposte progettuali e l’ incarico a direttore dei lavori del giovane Marcello Piacentini. Mori a Corio nel Canavese nel 1927.
Luciano Querio
Bibliografia
Coda Fraternali Ostorero Torino Liberty 2017 Edizioni Capricorno
26 Itinerari di Architettura a Torino 2000 Società degli Ingegneri e degli Architetti di Torino
Renzo Rossotti I Palazzi di Torino 2000 Newton & Compton Editori