La storia dell'Antico Egitto esercita un fascino magnetico su milioni di persone, e tale situazione sembra che non accenni a diminuire. Le motivazioni sono varie e, forse, ognuno può avanzare la propria.
Proviamo a risalire al tempo prima del tempo, a quel periodo in cui le piramidi ancora non abbellivano l'orizzonte della magnifica terra d'Africa.
Proviamo a risalire al tempo prima del tempo, a quel periodo in cui le piramidi ancora non abbellivano l'orizzonte della magnifica terra d'Africa.
E' difficile precisare quando l'uomo apparve nella valle del Nilo, ma le prime industrie litiche del Paleolitico sono databili a circa 200.000 anni fa. Nel periodo del Neolitico, circa 10.000 anni fa, alcuni gruppi di popolazioni stanziatisi nel deserto libico e in Alto Egitto praticavano un'economia pastorale e proto-agricola. L'avvento di un clima arido costrinse queste popolazioni a trovare rifugio nei pressi del grande fiume, dove sorsero i primi nuclei abitati.
Gli antichi egiziani chiamavano il loro paese kemet, ossia la terra nera, in contrapposizione a deshret, la terra rossa, identificabile con il deserto. Gli abitanti di kemet indicavano se stessi con il nome di remet-en-kemet, il popolo della terra nera.
La terra nera era la terra coltivabile, il fertile limo che il Nilo depositava durante la sua piena annuale fino a dove potevano giungere le sue acque.
Siamo nel periodo detto Predinastico, nel quale le popolazioni sono coagulate intorno a due centri: uno a nord nella zona del delta del Nilo e uno a sud, a Hieraconpoli, dove sono attestati alcuni Re divenuti famosi come Narmer e il Re Scorpione. Fu Narmer a conquistare il Basso Egitto e unificare il paese sotto una singola autorità. Il suo successore, Horo Aha che assunse il nome di Menes, fu il fondatore della Prima Dinastia. Con Menes inizia il Periodo Protodinastico che durerà per tre secoli, dall'inizio del III Millennio sino al 2670 a.C.. Sempre in questo periodo nasce una seconda capitale per esercitare il controllo sul territorio distante da Hieraconpoli. La città è nota con il nome di Muro Bianco, la futura Menfi. A Menes seguirono diversi sovrani che non riuscirono nell'intento di mantenere unito il paese. Questa situazione durò sino alla comparsa sulla scena dell'Antico Egitto di Gioser, secondo sovrano della III Dinastia. Con Gioserl'Egitto usciva dal periodo Protodinastico per entrare in quello definito dell'Antico Regno. Il Re ristabilì Menfi come capitale del nuovo paese unificato.
Iniziava il periodo delle grandi piramidi.
Durante il regno di Gioser si determinò una delle maggiori rivoluzioni tecnologiche della storia dell'umanità. Contemporaneo di Gioser fu Imhotep che detenne la carica di visir e capo del Cantiere navale del re e Ispettore di tutte le opere in pietra. Fu Imhotep a comprendere e sviluppare le potenzialità della pietra come materiale da costruzione. In un brevissimo periodo, che possiamo quantificare in circa un ventennio, sotto l'autorità di Gioser, l'Egitto passò da architettura in mattone crudo, paglia e legno alla realizzazione della grande piramide di Saqqara. Si trattò di un passaggio drastico che coinvolse tutti gli aspetti della società egizia dell'epoca.
Il mondo fu per sempre trasformato da un faraone e dal suo visir.
Gioser è ricordato non solo per la prima grande piramide, ma anche per la famosa statua in calcare dipinto che oggi si trova al Museo egizio del Cairo. Si tratta della più antica statua a grandezza naturale di un faraone mai realizzata, e altresì la più antica rinvenuta in un contesto funerario. Gioser fu inumato nella piramide di Saqqara, che originariamente fu progettata come una grande mastaba tradizionale d'area quadrata, ossia un particolare tipo di tomba monumentale utilizzata durante le prime fasi della civiltà egizia, a cui furono sovrapposte altre cinque mastabe, sempre più piccole.
Questo fu il processo che portò alla nascita delle piramidi.
Chi ideò e realizzò questa rivoluzione architettonica?
Imhotep, che ricopriva la carica di visir, sacerdote, matematico, ingegnere e architetto alle dipendenze del faraone. Il termine visir, derivante dal persiano vizir con il significato letterale di colui che decide, indica un importante consigliere politico e religioso, spesso un califfo, di un sovrano o di un sultano. Lo stesso termine è anacronisticamente usato, dagli storici, per indicare il più altro funzionario egizio, posto alle dirette dipendenze del faraone. Ai tempi di Gioser, Imhotep ebbe una fama e un'importanza tali da essere menzionato sulle statue del faraone nella necropoli di Saqqara.
Nella realizzazione della grande piramide a gradoni, Imhotep si ispirò alle tombe dei funzionari della I dinastia e alle tombe reali di Abido.
Chi era Imhotep?
Era figlio dell'architetto di Menfi e di una giovane donna proveniente dalla provincia di Mendes. Ricevette un'educazione liberale e si distinse giovanissimo per la sua poliedricità intellettuale. Potrebbe essere assimilato al contemporaneo Giuseppe, figlio di Giacobbe, consigliere prediletto del faraone. Non esistono fonti accurate sulle mansioni svolte da Imhotep durante il regno di Gioser, ma i titoli attribuitigli sono indicativi della posizione: “cancelliere del faraone d'Egitto e a lui solo secondo, dottore, amministratore del Gran Palazzo, di nobiltà ereditaria, sommo sacerdote di Eliopoli, capo carpentiere, capo scultore e capo vasaio”.
La conoscenza architettonica del visir non si desume esclusivamente dalla piramide di Saqqara, poiché alla figura di Imhotep è associato il primo tempio di Edfu: “il direttore dei lavori fu Imhotep, il figlio di Path, il grande Dio di Menfi, e padre e figlio, unendo le loro forze, produssero il primo tempi a Edfu, in uno dei periodi più antichi della storia egizia” - I sacerdoti di Edfu in merito alle origini del loro tempio.
Imhotep era conosciuto come medico eccezionale e dalle straordinarie abilità curative. Fu una figura fondamentale per la medicina del tempo poiché ritenuto l'autore di uno dei più antichi trattati medici ritrovati, noto come il papiro di Edwin Smith. In tale opera sono raccolti e descritti 48 casi clinici, che comprendono i traumi alla testa e al collo, le fratture alle clavicole, traumi alle braccia e allo sterno, tumori e ascessi nel petto.
La fama di quest'uomo è legata inoltre alla Stele della carestia, epigrafe rinvenuta sull'isola di Sehel, sulla quale è incisa la leggenda dei sette anni di carestia. Dopo un lungo periodo di secca del grande fiume Nilo, Gioser si rivolse a Imhotep chiedendogli delucidazioni in merito alle divinità da interpellare per sanare quell'invivibile situazione. Il visir spiegò al faraone che il responsabile era il dio Khnum ad Elefantina. Il faraone si recò al tempio del Dio omaggiandolo con ricche offerte. Khnum arrivò in sogno al faraone assicurandogli che il Nilo sarebbe risorto e che non avrebbe mai più abbandonato la terra d'Egitto.
I successi in campo medico lo fecero considerare dai suoi contemporanei un semidio, essere sovrumano considerato di origini umane ma di natura divina. Durante la III dinastia, gli egizi sentirono la necessità di aumentare il numero di eroi e divinità. Questo evento è da collegarsi al periodo particolarmente produttivo per la tecnica egizia e al numero crescente di pratiche. Tra le divinità da invocare in caso di necessità si scelse Imhotep. Sono documentati con certezza tre templi costruiti in onore di Imhotep, quello della città di Menfi fu chiamato dai greci l'Asklepeion e rappresentava un importante polo per la medicina dell'epoca. Lo stesso centro fu scuola di magia e medicina. Trascorsero i secoli e nessuno dimenticò il grande costruttore della prima piramide ora divenuto Dio. Nel corso del periodo persiano, VI secolo a.C., Imhotep divenne stabilmente parte della triade di Menfi, con Ptah dio dell'universo e Sekhmet dio della guerra. Se il culto di Imhotep agli albori era associato alla città di Menfi, con il passare del tempo la venerazione si diffuse in tutto l'Egitto tanto che allo stesso Dio erano tributate 5 giornate di festa nel corso dell'anno. Con l'ellenismo i greci lo incorporarono nel Pantheon con il nome di Asklepios, che fu latinizzato in Esculapio. Il culto di Imhotep fu progressivamente abbandonato con l'avvento della nuova religione, il cristianesimo. Il processo di latinizzazione del nome ci riconduce ai nostri giorni, alla quotidianità.
Per quale motivo?
Esculapio era il dio greco della medicina e veniva rappresentato con un bastone sul quale era intrecciato un serpente, simbolo della forza vitale che guarisce i mali. Il bastone di Esculapio non deve essere confuso con il Caduceo, bastone alato di Mercurio, utilizzato come simbolo dei farmacisti. Il motivo che ci riconduce alla quotidianità è da trovarsi in un animale, un rettile, che ha preso il nome dal lontano costruttore di piramidi, divenuto Dio dell'antico Egitto ed introdotto nel pantheon greco: il colubro di Esculapio.
Il rettile è ampiamente presente in Italia e fu descritto per la prima volta da Laurenti nel 1768. Il colubro non possiede veleno, ma è un abile costrittore, soffocando le prede tra le sue spire.
Quando trovate un colubro di Esculapio lungo il vostro sentiero, non dimenticate che ha preso il nome da una persona che rivoluzionò per sempre la storia dell'uomo.
Non è necessario guardare in cielo, e gridare al miracolo, per comprendere gli improvvisi progressi che la mente umana è stata capace di generare nell'antichità.
Fabio Casalini
Bibliografia
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Patric Blomstedt,"Imhotep and the discovery of cerebrospinal fluid", vol.2014, Anatomy Research International, 2014
James Henry Breasted,A history of Egypt, from the earliest times to the Persian conquest, New York, Charles Scribner's sons, 1909
Francis Llewellyn Griffith,Stories of the High Priests of Memphis, Londra, Clarendon press, 1900
Jamieson Boyd Hurry,Imhotep, the Vizier and Physician of King Zoser and Afterwards the Egyptian God of Medicine, Londra,Oxford University Press, 1926
Alberto Siliotti, Le grandi civiltà del passato: Egitto, gruppo Editoriale l'Espresso