Un grandissimo ringraziamento a Luca Cavigioli, erpetologo, per le fotografie e la supervisione dell'articolo sulla Vipera dei Walser.
Fabio Casalini
Paolo Coelho scriveva: “quando le tue gambe sono stanche, cammina con il cuore”.
Chi ama la montagna conosce la fatica del giungere in vetta, qualunque essa sia. Ciò che differenzia le persone è il cammino, il come affrontare quella fatica.
Le distrazioni che provengono dalla natura devono essere un momento di riposo. La flora e la fauna accompagnano la crescita del genere umano, alcune volte ridendo altre piangendo, ma ci conducono per mano. Sono loro a gestire la terra sulla quale percorriamo i chilometri della nostra vita. Arrivato a quasi 50 anni pensavo di conoscere quasi tutto dell'ambiente che ha ospitato il mio passaggio, quell'angolo di mondo compreso tra il Passo del Sempione e la vetta del Limidario. All'interno di questo lembo di terra nel 2016 giunge una gradita sorpresa: esiste una “nuova” specie di vipera, la vipera dei Walser.
La parola nuova non possiamo intenderla come non esistente negli anni passati, al pari di coloro che sul finire del 1400 gridarono alla scoperta di un nuovo mondo, come se prima non fosse una terra conosciuta dai popoli che l'abitavano.
Com'è potuto accadere che nel 2016 si sia scoperta una nuova specie di vipera?
La vipera dei Walser era sotto gli occhi di tutti coloro che frequentano una ristretta zona delle Alpi nord-occidentali. L'abbiamo sempre vista, fotografata ed inseguita. L'abbiamo considerata una Vipera berus (marasso), placida abitante delle vallate alpine. Il marasso e la vipera dei Walser hanno un grado di parentela lontano, tanto da considerarle due specie distinte.
La stranezza risiede nel fatto che la vipera walser presenta maggiori affinità con alcune specie che vivono nel lontano Caucaso, molto distante dalle zone nelle quali la possiamo ritrovare nella quotidianità. La prima di queste sorelle è la Vipera kaznakovi, endemica di alcune regioni della Turchia e della Georgia. Il maschio di questa specie è solitamente più piccolo della femmina: il più grande esaminato giungeva a 55 centimetri, mentre le femmine possono giungere a 65-70 centimetri. La seconda specie similare alla vipera dei Walser è conosciuta come Vipera darevskii, piccolo rettile endemico del nord dell'Armenia e del nord-est della Turchia. Anche in questo caso la femmina è più lunga del maschio, anche se parliamo di lunghezze contenute entro i 50 centimetri.
Le curiosità non si fermano alla scoperta della nuova specie, ma proseguono con la localizzazione del loro habitat. Le vipere dei Walser trascorrono la vita in una zona limitata delle Alpi nord-occidentali, tra il biellese e le montagne della provincia di Verbania. Il loro habitat ristretto ne determina il nome, poiché quelle aree furono colonizzate da una popolazione di origine germanica, chiamata Walser come contrazione del tedesco Walliser ovvero vallesano o abitante di quello che oggi conosciamo come canton Vallese. Queste popolazioni hanno colonizzato le regioni alpine attorno al massiccio del Monte Rosa.
Interessante la possibile affinità tra una specie di vipera con parenti molto lontani dalle zone nelle quali risiede ed una popolazione d'origine germanica che non ha mai abbandonato il ricordo della terra abitata dai propri avi.
I Walser appartengono al ceppo degli Alemanni e giunsero sul finire del secolo VIII nel canton Vallese. Durante i secoli XII e XIII, molti coloni provenienti dal Vallese s'insediarono in diverse località delle Alpi italiane, svizzere, austriache e francesi.
In Italia le comunità d'origine walser sono presenti in Piemonte e in Val d'Aosta. Nei versanti piemontesi del Massiccio del Rosa ricordiamo la colonizzazione della Valsesia e dell'Ossola.
Se ancora non sappiamo perché questa specie di vipera vive nelle Alpi nord-occidentali, possiamo ipotizzare i motivi per cui delle popolazioni d'origine germanica colonizzarono i versanti italiani delle Alpi. Forse la presenza dei Walser in terra italica risale ad un insieme di cause concomitanti, come la sovrappopolazione del Vallese, le condizioni climatiche favorevoli che resero possibile la vita a determinate altitudini e gli incentivi offerti da parte di alcuni signori sulle terre da colonizzare.
Sul perché si possano trovare queste vipere in questo angolo di mondo, qualcuno che solitamente grida al complotto potrebbe pensare che siano state lanciate dagli elicotteri, leggenda metropolitana che da sempre asseconda qualche bicchiere di buon rosso nelle osterie di media e alta montagna. Questa simpatica storia fu segnalata per la prima volta nella Francia degli anni settanta, emigrando come il vento a sud delle Alpi giungendo in Svizzera e nel Piemonte nord-occidentale. Il vento si placa per ritrovare slancio e forza e la leggenda si è diffusa parzialmente anche nell'Italia centrale per giungere negli ultimi anni anche in meridione.
Sicuramente le vipere dei Walser non giunsero impacchettate dalla Turchia e non furono lanciate dagli elicotteri per la gioia di coloro che ancora non distinguono la verità dalla menzogna.
Un giorno gli studiosi giungeranno alla soluzione di questo enigma naturalistico.
A noi piace pensare d'averla sempre amata, ammirata e fotografata, senza comprendere d'essere al cospetto di un rettile che ha una storia bellissima tutta da raccontare.
Fabio Casalini
Bibliografia
Enrico Rizzi – Walser, gli uomini della montagna – Fondazione architetto Enrico Monti, 1981
Luigi Zanzi e Enrico Rizzi – I Walser nella storia delle Alpi: un modello di civilizzazione e i suoi problemi metodologici – Jaca Book, 1988
Paolo Toselli – la famosa invasione delle vipere volanti – Sonzogno, 1994
Marco Ferreri per Focus.it – Una nuova vipera italiana – 24 giugno 2016
Gregoire Meier per Serpenti del Ticino.com – La vipera dei Walser – 1 giugno 2016