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Chi era il bastiano contrario?

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Sebastiano Venier di Jacopo Tintoretto
Nell'italiano colloquiale è chiamato bastiano contrario, o bastian contrario, colui che assume opinioni e atteggiamenti contrari a quelli della maggioranza.
Nel 1905, Alfredo Panzini all'interno del Dizionario moderno riportò la leggenda di un Bastiano Contrari, malfattore e morto impiccato, il quale in virtù del cognome diede origine al motto. 
Pare molto labile tale ipotesi.
Un secondo riferimento lo troviamo nel paese di Castelvecchio di Rocca Barbena, in provincia di Savona, dove si ricorda un mercenario chiamato Bastiano Contrario morto durante una battaglia.
Quest'ipotesi potrebbe coincidere con quella proposta da Panzini nel dizionario moderno poiché anche questo Bastiano era insofferente al comando e divenne disertore e brigante.
In Piemonte è considerato il capostipite dei bastiani contrari il Conte di San Sebastiano, che nella battaglia dell'Assietta del 1747 fu il solo a disobbedire all'ordine di ripiegare sulle seconde linee. Il gesto determinò l'esito favorevole della battaglia contro l'esercito franco-ispanico.
Le prime due ipotesi potrebbero non avere molto senso poiché non tutti i bastiani contrari sono malfattori o delinquenti.
L'ipotesi del Conte di San Sebastiano pare reggere.
Provo ad indagare.
La prima attestazione dell'espressione bastian-contrario risalirebbe alla fine del febbraio del 1819, ad opera di Ludovico di Breme, in un intervento sul giornale “Il Conciliatore” intitolato “Ai signori associati al Conciliatore il compilatore Bastian-Contrario” .
Sebastiano Venier di Jacopo Tintoretto
Ritroviamo il detto nel dizionario moderno del Panzini, quasi un secolo dopo l'utilizzo da parte di Ludovico di Breme. Si potrebbe pensare che l'espressione sia nata nell'Italia del Nord-occidentale, poiché non appare in nessun altro dizionario o di lingua. L'ampia diffusione del termine ha provocato la perdita di qualsiasi connotazione regionale o zonale. Per cui risulta complesso risalire alle origini dell'utilizzo e quindi alla persona alla base del detto.
Data la nascita in un contesto piemontese o comunque dell'Italia nord-occidentale, potrei proporre la figura di un brigante, dal nome Bastiano e cognome Contrario, che su incarico del Duca Carlo Emanuele di Savoia avrebbe condotto dal 1671 un'azione di disturbo nelle zone di confine con la Repubblica genovese.
Ancora ritorna il brigante.
Una domanda sorge spontanea: con il passare del tempo potrebbe essersi affievolita la visione del brigante come delinquente per favorire l'utilizzo del termine a chi assume posizione contrarie?
Trascorsero molti decenni dal primo utilizzo alla diffusione all'interno della penisola italica, per cui potrebbe essere un'ipotesi valida la trasformazione dall'iniziale brigante all'attuale personaggio in contraddizione con la massa.
Provo a sottoporre ulteriori ipotesi.
La Scuola di Atene di Raffaello
Nella Firenze del 1550 vi era un pittore, e scenografo, famoso per il carattere burbero, conosciuto come Bastiano da Sangallo. Il nostro Bastiano aveva illustri parentele, essendo il nipote dei fratelli Giuliano e Antonio da Sangallo. A conferma della serietà e durezza del carattere resta il soprannome che gli affibbiarono i contemporanei: Aristotile. Come pittore fu allievo del Perugino e poi del grande Michelangelo. Lavorò inizialmente a Roma per tornare a Firenze, dove nel 1525 allestì, insieme ad Andrea del Sarto, la messa in scena della Mandragola di Niccolò Machiavelli.
Il soprannome era così conosciuto che Raffaello, nel dipingere "la Scuola di Atene" nelle famose stanze in Vaticano, rappresentò Aristotele con le fattezze di Bastiano da Sangallo. A gran parte dei personaggi Raffaello diede il volto di uomini del suo tempo, Platone era Leonardo da Vinci ed Eraclito era Michelangelo.
La scuola di Atene di Raffaello
Qualcosa ancora non mi convince.
L'ultima ipotesi, che personalmente ritengo intrigante, colloca la nascita del termine nei comportamenti di Sebastiano Venier. Sebastiano, detto Bastiano, era figlio di Mosè e Elena Donà. Possedeva un'indole furiosa e violenta. Possedeva un efficace eloquio tanto da operare come avvocato nonostante la mancanza della laurea dottorale. Nel 1544 sposò, a Murano, Cecilia Contarini di natale, che gli diede una figlia, che si aggiunse ad altri figli avuti da rapporti illegittimi. Nel 1548 divenne un amministratore del governo della Repubblica di Venezia. Nel 1561 fu capitano a Brescia e nel 1566 podestà a Verona. Nel 1570 divenne procuratore di San Marco e, nel dicembre dello stesso anno, “Capitano General da mar” della flotta di Venezia impegnata nella guerra contro i Turchi.
Addentriamoci nei fatti che potrebbero individuare in Bastiano Venier il nostro Bastian-Contrario.
Nel 1571 fu protagonista della battaglia di Lepanto, dove le forze della Lega Santa inflissero una dura sconfitta ai Turchi. Comandò le forze di Venezia dalla sua nave che stazionava al centro della flotta.
La storia si mescola alla leggenda: Venier prese parte in prima persona alla battaglia, uccidendo diversi turchi con la propria balestra che un aiutante ricaricava poiché Bastiano non aveva forza sufficiente all'effettuazione della manovra.
Nell'infuriare della battaglia una freccia si conficcò nel piede ma, Bastiano, la strappò da solo. La freccia lo ferì ad un piede poiché non indossava stivali ma semplice pantofole perché, secondo il nostro personaggio, miglioravano la presa sul ponte bagnato della nave.
Quando nacque la possibile identificazione di Venier con il bastian-contrario?
Sebastiano Venier di Paolo Veronese
Nel momento in cui Sebastiano si rifiutò di eseguire le strategie messe a punto dagli altri comandanti delle flotte presenti a Lepanto. La leggenda narra che rispose seccamente alla richiesta di effettuare una determinata operazione con la frase “mi non son d'acordo”. Sembra che Venier la ripeté diverse volte durante i concitati momenti preparatori della battaglia.
Visto l'esito delle operazioni navali, forse aveva ragione lui.
Non potremo mai assegnare con certezza il titolo di bastian-contrario ad uno di questi personaggi, risulta interessante comprendere come molti detti che utilizziamo di sovente abbiano un fondamento nella storia, e nella leggenda, di questo paese.

Fabio Casalini

Bibliografia

Pompeo Molmenti - Sebastiano Veniero E La Battaglia Di Lepanto - Studio, Nabu Press 

Arrigo Petacco - La croce e la mezzaluna: Lepanto 7 ottobre 1571: quando la Cristianità respinse l'Islam - Milano, Mondadori, 2005 

Giorgio Vasari - Le vite de' più eccellenti architetti, pittori, et scultori italiani, da Cimabue insino a' tempi nostri (1568)

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