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Jean-Claude Romand e le verità nascoste

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Le origini
La famiglia dei Romand, vive da diverse generazioni nel borgo di Clairvaux-les-Lac nella regione francese del Giura. La famiglia, da cui tutto ha inizio, è quella degli amministratori forestali del luogo austeri e caparbi lavoratori la cui parola vale più di un contratto scritto che hanno due figli: Claude e Aimé. Quest’ultimo, sposa Anne-Marie, donna schiva e probabilmente con una severa forma depressiva, con la quale nel 1954 concepiscono il loro unico figlio: Jean-Claude.
L’infanzia, la giovinezza e gli studi
Jean-Claude si distingue subito negli anni delle elementari come un bambino coccolato, giudizioso, preparato, gentile ed educato. Forse troppo, qualcuno dice. Al liceo era un timido adolescente un po’ impacciato, poco portato per lo sport e per niente con le ragazze.
Si iscrive ad agrotecnica per cercare di calcare le orme del padre ma lui in realtà sogna un’ascesa sociale e dopo un breve periodo passa alla facoltà di medicina. L’ altro motivo che lo spinse ad imboccare quella strada era Florence, sua futura moglie, una lontana cugina di Annecy, bella sportiva, piena di vita e che amava le uscite in compagnia. Luc Admiral, rampollo di una storica famiglia di medici a Lione, era il migliore amico di Florence e Jean-Claude, che lo ammirava molto, si era conquistato la sua stima passandogli impeccabili appunti delle lezioni universitarie.
L’estate del 1974 passò malinconica e un po’ triste per Jean-Claude anche se non ne avrebbe avuto motivo visto che, nonostante un esame non passato e rimandato alla sessione di settembre, aveva sufficienti punti per iscriversi al 3° anno. Alla fine del primo quadrimestre universitario Jean-Claude confida a Luc e ad alcuni amici, di avere una rara forma di linfoma pregandolo di non farne menzione a Florence. La malattia invece rinsaldò ulteriormente il legame tra i due fidanzati che proseguirono gli studi frequentandosi. Nel 1977 i percorsi di studio di Jean-Claude e Florence si divisero nuovamente quando quest’ultima fu bocciata all’esame di ammissione del 3° anno decidendo di cambiare facoltà passando a Farmacia.
Il lavoro, la famiglia e il tradimento
Entrambi ottennero la laurea, ciascuno nella propria specialità, e nei primi anni 80 finalmente convolarono a nozze coronando il loro sogno con la nascita dei loro figli: la primogenita Caroline nel 14 Maggio del 1985 e il più piccolo Antoine, Titou come amavano chiamarlo, il 2 febbraio 1987. Jean-Claude era un affermato medico dell’ OMS, l’Organizzazione Mondiale della Sanità, era molto impegnato nel suo lavoro, faceva convegni in giro per il mondo e aveva conoscenza altolocate. Visti gli incalzanti impegni, le soffocanti riunioni, i duri studi sull’arteriosclerosi Jean-Claude separava in maniera netta il lavoro dalla vita personale. La vita della sfera personale gravitava prevalentemente intorno alle famiglie di Luc Admiral, dei Cottin e di alcune altre coppie con cui Florence aveva simpatizzato: persone quasi coetanee della coppia con professioni e redditi simili e figli della stessa età. Nonostante il suo ragguardevole stipendio come funzionario di un ufficio governativo tanto prestigioso, la famiglia Romand conduceva una vita piuttosto modesta. Dopo un po’ di insistenze, si convinse che la sua famiglia meritasse una vita migliore trasferendosi in una zona più esclusiva in una casa più grande. Sul finire degli anni 80 Jean-Claude perse la testa per Corinne, moglie di uno degli amici della compagnia che ricambiò le sue attenzioni. Jean-Claude che avrebbe desiderato mantenere sia il rapporto con la moglie che la relazione con l’amante. Preso dai rimorsi si confidò parzialmente con Luc il quale lo esortò a rompere questa relazione. Jean-Claude si convince e i due amanti, almeno momentaneamente, si lasciano promettendosi però di mantenere un forte legame di amicizia. Improvvisamente il linfoma di Jean-Claude si risveglia, le cure e la malattia lo sfiniscono minando la sua tranquillità famigliare. In uno dei giorni in cui era a casa a riposarsi, Jean-Claude telefonò a Corinne. I due si parlarono lungamente e la passione si riaccese a tal punto che i rapporti si rinsaldarono nuovamente e gli incontri con relative uscite negli alberghi e nei ristoranti di Parigi si intensificano. Nel 1992 Florence era vicepresidente del comitato genitori della scuola frequentata dai figli, Jean-Claude venne coinvolto come volontario in questa iniziativa. In quell’anno accadde che il direttore della scuola, sposato e padre di 4 figli, s’invaghì e allacciò una relazione con una maestra anche lei sposata. Naturalmente in una scuola cattolica la notizia fece scalpore e la quasi totale maggioranza dei genitori si schierarono contro il preside allontanandolo dalla scuola prima dell’inizio dell’anno scolastico per evitare lo scandalo. Jean-Claude però proprio non ci stava e gridava alla congiura difendendolo a spada tratta supportato da Florence che si commosse dell’atteggiamento del marito, disposto a rinunciare alla tranquillità pur di non rendersi complice di tale ingiustizia. La battaglia si concluse con l’allontanamento del preside e un certo distacco tra la famiglia dei Romand e gli amici.
La tragedia
Arriviamo al 9 Gennaio 1993: è mattina presto verso le 4. I netturbini sono per le strade a raccogliere le immondizie dai cassonetti quando qualcuno scorge un incendio nella casa dei Romand. Tutti si precipitano, i pompieri arrivano e prontamente cercano di avere la meglio ma ormai le fiamme hanno aggredito le travi del tetto. Finalmente un rumore che arriva dalla camera da letto: i vetri delle finestre si infrangono e un pompiere riesce a portare in salvo Jean-Claude intossicato, ustionato su tutto il corpo ma vivo. Per tutto il resto della famiglia non c’è purtroppo più nulla da fare: giacciono ciascuno nel proprio letto sorpresi dall’incendio. L’amico Luc viene avvisato poco dopo l’accaduto, si precipita sul luogo e fa appena in tempo a vedere la straziante scena dei piccoli corpi dei figli rinchiusi nei sacchi di plastica grigia sigillati. Florence era coperta da un cappotto, questo gli permise un ultimo suo gesto di affetto nei confronti dell’amica e fu così che si accorse di qualcosa di strano. Scostando i capelli e girandole con cautela la testa vide appena sopra la nuca una piaga aperta: quando chiamò il pompiere per mostrargliela fu evidente che la causa fosse una trave visto che la quasi totalità del soffitto era crollata. Luc si abbandona in un triste pianto e sconsolato scorta sull’ambulanza Jean-Claude all’ospedale: l’unico sopravvissuto della famiglia benché versasse in gravi condizioni. Luc, ancora incredulo, era in ospedale ad interrogarsi sull’accaduto quando gli viene comunicato che i genitori di Jean-Claude erano stati trovati morti nella loro abitazione uccisi da alcuni colpi di arma da fuoco. Tutto questo non parve possibile e cominciarono le indagini.
Le verità nascoste
Questa è la storia che hanno vissuto tutti i protagonisti: quella che sono stati in grado di interpretare un po’ per fiducia, un po’ per destino. Per scoprire la verità dobbiamo ritornare a quel lontano 1954 e vedere con gli occhi di Jean-Claude quello che realmente (o almeno così ha raccontato) è successo e cosa lo ha portato ad essere accusato di omicidio plurimo della famiglia e dei genitori.
Le origini
Jean-Claude era figlio unico, i genitori avevano cercato altri figli purtroppo senza riuscirvi a causa di due gravidanze extrauterine che, portano la madre in ospedale minando la già instabile salute mentale. Queste assenze, malamente giustificate dal padre aggiunte ai mormorii di paese, inducono Jean-Claude in entrambi i casi a credere che la madre fosse morta e il padre glielo stesse nascondendo. Quando vedeva le altre famiglie piene di vita e di figli comprendeva che la sua era evidentemente diversa e intuiva che dietro quella scelta di avere un unico figlio si nascondeva un segreto. Sebbene fosse stato educato a non mentire, la difficile situazione famigliare porta ben presto Jean-Claude a nascondere le verità per non impensierire troppo i genitori.
L’infanzia, la giovinezza e gli studi
Al liceo, prima di fidanzarsi con Florence, dice a tutti di essersi fidanzato con una tale Claude ma non c’è una persona che si domandi come mai nessuno l’abbia mai vista nemmeno in fotografia.
A pochi giorni dal fidanzamento, Florence chiede a Jean-Claude di smettere di frequentarsi per concentrarsi meglio sugli esami. A questo rifiuto Jean-Claude reagisce male e il giorno dopo non si presenta per uno degli esami del 2° anno venendo così rimandato a settembre. Durante l’interrogatorio dopo il suo arresto cerca di giustificare questo sua atto mancato con la ricezione la sera prima di una lettera di una sua spasimante che lui non conosceva. Nella lettera questa ragazza gli comunicava che se ne sarebbe andata da questa vita perché innamorata di lui e non ricambiata perché priva di coraggio nel dichiararsi. Le indagini non trovarono riscontro a questa storia, nessuno identificò una potenziale fidanzata e sui giornali dell’epoca veniva non riportata una storia di suicidio del genere.
Dopo aver simulato di aver passato l’esame a settembre, Jean-Claude si rinchiuse per un periodo di 3 mesi nell’ appartamento di Lione negandosi a qualsiasi visitatore fingendo di non esserci. Passò il tempo recluso in quei pochi metri quadri senza più pulire, senza curarsi di se stesso e nutrendosi di scatolette: tutto sembrava fermo a quel giorno in cui non si era presentato all’esame preso dai sensi di colpa e dalla vergogna per questo “incidente di percorso”. Dalla reclusione volontaria fu liberato da Luc che un giorno, insistendo alla porta, riuscì a farsi aprire e per giustificare il suo bizzarro comportamento Jean-Claude si inventò di avere un cancro. Un linfoma per l’esattezza che, nonostante la sua gravità, era una malattia imprevedibile che poteva utilizzare per meglio ingannare il prossimo e uscire da situazioni imbarazzanti.
Il lavoro, la famiglia e il tradimento
Così Romand fece credere di aver terminato il percorso di studi laureandosi in Medicina. Per gli esami Jean-Claude si faceva vedere nell’atrio all’inizio e alla fine della sessione contando sulla ressa all’uscita finendo per passare inosservato. Per la presenza obbligatoria nei reparti Jean-Claude dichiarava di aver frequentato sempre ospedali della provincia, ogni volta che parlava con qualcuno poteva fingere di aver lavorato in un reparto diverso dal suo interlocutore. Incredibilmente non capitò mai di trovarsi in contraddizione tra due persone che avrebbero potuto incastrarlo.
Quando si sposò con Florence fece credere di aver ottenuto un prestigioso lavoro presso l’OMS evitando qualsiasi forma di contatto tra la famiglia e il lavoro, che ovviamente non aveva. Per essere più credibile ai compleanni dei bambini non faceva mancare prestigiosi regali inviati dai colleghi dell’ OMS ai quali Florence scriveva lettere di ringraziamento senza neppure conoscerli. Per disguidi burocratici poté iscriversi per 11 anni all’università che gli servì da una parte a dimostrare che stava frequentando, e dall’altra ad evitare di presentare la dichiarazione dei redditi giustificandosi con la moglie dicendo che le tasse le aveva pagate tutte in svizzera, essendo un lavoratore frontaliere, e null’altro era dovuto al governo francese.
Ogni mattina Jean-Claude prendeva la macchina e si allontanava da casa: talvolta andava nella biblioteca dell’ OMS come se fosse un visitatore con tanto di tesserino e ci rimaneva fino all’ora di chiusura. Altre volte passava interi pomeriggi girovagando senza meta nelle foreste del Giura oppure presso il parcheggio di qualche stazione di servizio sempre diversa. Altre ancora si fermava a un edicola sufficientemente lontana da casa comprava un fascio di quotidiani e riviste che andava a leggere in un bar dove si fermava tutto il giorno prima di rientrare. Come alternativa si avventurava a passeggiare per le strade di Bourgen-Bresse, a Bellegrane a Gex ma soprattutto a Lione dove si trovavano la FNAC e Flammarion le sue librerie preferite. Il giovedì – giorno in cui diceva di fare lezione a Digione - passava a trovare i genitori: era un appuntamento fisso, non mancava mai.
Quando diceva di andare in trasferta comprava una guida del luogo meta del viaggio. Salutava tutti come avrebbe fatto chiunque prima di un viaggio, affittava una camera di albergo nei pressi dell’aeroporto di Ginevra dove rimaneva alcuni giorni a guardare la TV. Alla sera chiamava a casa riassumendo la sua giornata e chiudendo la telefonata dicendo loro che gli mancavano molto, li pensava sempre e li abbracciava. Prima di rincasare studiava meticolosamente le guide acquistate per poter raccontare ogni minimo dettaglio sul luogo in cui diceva di essere andato, portava regali comperati nei negozi dell’aeroporto e si coricava per riposarsi dal fusorario.
Per poter sostenere una doppia vita del genere, visto che non lavorava, servivano molti soldi: come prima cosa mise in vendita il suo appartamento di Lione da cui ricavò circa 300.000 Franchi.
Successivamente si inventò, grazie alla sua posizione, di poter accedere a degli investimenti molto vantaggiosi che poteva estendere ai suoi parenti ma rigorosamente a nome suo e con denaro contante. Le prime vittime di questa truffa furono proprio i Romand che, nonostante vedessero l’estratto conto assottigliarsi ogni mese non se ne preoccuparono, anzi benedicevano il figlio che, nonostante tutti gli impegni, trovava comunque il tempo per occuparsi anche di quelle cose.
Nel 1987 toccò al padre di Florence, Pierre Crolet, il quale affidò circa 400.000 franchi frutto della sua liquidazione e risparmi di una vita. Quando però chiese di disinvestire parte dei soldi per spese personali il 23 Ottobre 1988, Pierre cadde dalle scale di casa: era solo con il genero e morì in ospedale senza mai riprendere conoscenza. Jean-Claude durante il processo affermò che si era effettivamente trattato di un incidente: l’unica affermazione che fece durante il processo fu: “Se l’avessi ucciso lo direi. Al punto che sono uno in più uno in meno ……” Dopo questo incidente la sig.ra Crolet mise in vendita la casa diventata troppo grande per una persona sola e affidò il ricavato, 1.300.000 Franchi a Jean-Claude.
Nello stesso periodo Jean-Claude gettò l’esca alla sorella di Pierre Crolet, zia di Florence, offrendo un vaccino sperimentale per suo marito colpito da una grave forma tumorale. Dopo un po’ di reticenze e grazie all’intercessione dei Florence si fecero convincere: 150.000 Franchi in poco tempo e l’anno successivo lo zio morì. La difesa di Jean Claude in questa circostanza fu improntata su quattro punti: 1) l’idea della cura era stata di Florence che aveva sentito parlare di questa cura miracolosa (non si sa bene da chi e non fu ovviamente possibile chiederlo dato che l’aveva uccisa), 2) Jean-Claude non l’aveva presentata come una cura miracolosa ma come un placebo e che se non avrebbe fatto bene certo non avrebbe fatto nemmeno male (ma a questo punto ci si chiede come mai costasse così tanto), 3) Non aveva mai dichiarato che faceva parte del gruppo di ricerca ne tantomeno aveva tirato in ballo il suo capo all’ OMS tanto più che una donna come Florence non avrebbe potuto credere che un medico della sua fama vendesse farmaci sottobanco, (ma tant’è), 4) Si era limitato a fare da intermediario con una terza persona che trafugava le capsule da laboratorio: interrogato sull’ identità del fantomatico ricercatore chiuse l’argomento dicendo che non se ne ricordava il nome. Fu a quel punto che cambiò casa per distogliere la moglie da quel lutto e nello stesso periodo s’innamorò di Corinne che andava a trovare una volta alla settimana a Parigi e passava con lei serate in alberghi e ristoranti di lusso La scusa, che abilmente poteva rifilare ad entrambe, era quella di un importante esperimento presso l’istituto Pasteur che stava conducendo. La relazione con la donna diventò molto intensa al punto tale che il freddo affabulatore stava per cedere. Si era talmente invaghito che mai e poi mai avrebbe sopportato di mentirle ma era ugualmente innamorato di Florence che i tradimenti lo destabilizzavano. Chissà se fu mai sul punto di dire la verità a una delle donne: non lo sapremo mai tant’è che alla fine non lo fece e continuò a mentire ad entrambe fino a quando Corinne si decise a confessargli che non lo amava perché lo trovava “troppo triste”. Questa decisione lo portò sul baratro, durante il processo racconta della volta che si recò nelle foreste del Giura fino a un burrone con la volontà di buttarsi ma non trovò il coraggio. Anzi si buttò ma dei rovi lo trattennero e lui si graffiò in vari parti del corpo ….. o ancora si buttò ma non ricorda come aveva fatto a salvarsi. Per uscire da quella situazione non gli venne in mente nulla di meglio che mentire nuovamente: telefonò a Florence dicendo di avere avuto un incidente d’auto nella strada di ritorno. Alla reazione comprensibilmente spaventata di Florence di fiondarsi all’ospedale di Lione per assisterlo Jean-Claude, più spaventato di lei di venir scoperto, minimizzò l’accaduto e la sera stessa rientrò a Prevessin dalla moglie guidando la propria auto. Del fatto non se ne parlò più in famiglia. Un giorno Corinne, con cui si sentivano solo sporadicamente per telefono dopo quella separazione, gli chiese se avrebbe potuto consigliarle un modo per investire i 900.000 Franchi che aveva ottenuto dalla vendita dei beni dopo la separazione. Ma certamente che aveva un modo: Quai des Bergues, a Ginevra: 18% all’anno, cos’altro altrimenti? Prese subito l’aereo si recò a Parigi, fece ritirare la somma da Corinne che meticolosamente ricontò banconota per banconota come nei film. Riprese l’aereo di ritorno alla volta di Ginevra per depositarli sui suoi conti personali. Nessuna ricevuta, nessuna traccia. Unica condizione di Corinne era quella di poter ritirare il capitale a suo piacimento, naturalmente rispettando i tempi tecnici della banca per metterli a disposizione. In pochi anni aveva accumulato un capitale di oltre 3 milioni di Franchi ma la vita che conduceva richiedeva uno sforzo finanziario non indifferente. Ormai il cerchio si stava chiudendo e l’imbroglio sarebbe stato scoperto era questione di tempo, mesi, settimane forse solo giorni: passò l’ultimo anno ossessionato da questo terrore. In autunno Florence smise di prendere la pillola perché, come testimonierà la sua ginecologa, stava pensando di avere un terzo figlio. Nello stesso periodo i rapporti tra la famiglia Romand e i loro più stretti amici si raffreddano per il caso scoppiato con il preside della scuola innamorato della maestra. Luc cercò di riallacciare i rapporti per caso una domenica in chiesa, dove Florence era sola con i figli. L’avvicinò dicendo che gli sembrava sciocco non parlarsi più per un argomento così frivolo. Florence non attendeva altro che riappacificarsi con gli amici, in quella occasione Luc aggiunse che se Jean-Claude non era d’accordo ne potevano riparlare. A questo punto Florence prese a far domande e mano a mano che Luc ripercorreva le fasi del fatto Florence sbiancava, a un certo punto non osava più nemmeno ribadire perché più proseguiva con il suo racconto chiarificatore più notava dentro Florence l’apertura di una voragine: forse in quel momento, per la prima volta, si era resa conto che Jean-Claude le aveva mentito.
Ormai tutto giocava contro di lui, prima di tutto il tempo, poi lo sguardo diverso con cui Florence lo guardava era evidente che sospettasse qualcosa e come se non bastasse la gente del paese che parlava più insistentemente di lui e Corinne che gli aveva chiesto di ritornare in possesso del suo capitale.
La tragedia
Durante le feste di Natale Jean-Claude bruciò un paio scatoloni pieni di taccuini che lui stesso in decenni aveva scritto con testi vagamente autobiografici a cui dava una forma romanzesca per sviare Florence se per caso li avesse trovati ma sufficientemente aderenti alla realtà per avere il valore di una confessione. Passarono il Natale in famiglia, mentre il capodanno a casa di amici e i giorni immediatamente successivi a sciare sulle innevate piste del Colle de la Faucille. L’ultima settimana la trascorse quasi come un automa, confuso e con un gran mal di testa, qui di seguito i fatti.
Lunedì 4 Gennaio 1993
Jean-Claude riceve dalla una telefonata da sua madre per uno scoperto di 40.000 Franchi: lui la rassicura dicendo che era un disguido e tutto si sarebbe risolto con un bonifico. Riattaccò con calma senza aggiungere altro. Jean-Claude passò il resto della mattinata a studiare “Suicidio: modo d’uso”, passò in farmacia per comprare barbiturici e antiemetici. Alla sera la figlia di Luc, Sophie, passò la notte a casa dei Romand e Jean-Claude raccontò delle fiabe ai bambini tenendo la figlioccia sulle ginocchia.
Martedì 5 gennaio 1993
Si alzarono tardi perché la sera prima erano rimasti svegli a lungo. Jean-Claud si recò a Lione ed entrò in un’armeria per acquistare dissuasori elettrici, bombolette lacrimogene, cartucce e un silenziatore per carabina. Alla domanda durante il processo se si rendesse conto che stava vivendo con moglie e figli con il pensiero che li avrebbe uccisi il dottor Romand rispose che il pensiero lo aveva sfiorato ma che cercava di allontanare quel proposito ingannandosi con altri pensieri anche se, di fatto, poi comprò le pallottole con le quali avrebbe trafitto il cuore dei propri figli e dei genitori.
Mercoledì 6 Gennaio 1993
Jean-Claude in mattinata fece visita ai genitori ma i ricordi sono inesistenti: vede i suoi che gli aprono la porta e poi il nulla fino alla loro morte. La ricostruzione più probabile è che prima freddò in camera da letto suo padre con la carabina silenziata, poi toccò a sua madre sul divano del soggiorno. Nemmeno il cane venne risparmiato. Finito il massacro, lavò la carabina, la ripose nella rastrelliera, si cambio d’abito (che si era premurato di portarsi dietro) e passò dagli Admiral a riportare le ciabatte che Sophie aveva dimenticato a casa loro la sera prima.
Giovedì 7 gennaio 1993
Jean-Claude accompagna i bambini a scuola e mentre Florence è occupata in altre commissioni lui si reca al supermercato e compra due taniche e probabilmente un mattarello. Ritorna a casa si trova con Florence, ma di quello che è successo dice di non ricordarsi nulla, l’ultima immagine è quella di lui che tiene tra le braccia Florence per consolarla seduti sul divano , poi il vuoto. Racconta di essersi risvegliato con il mattarello sporco di sangue che ha accuratamente lavato per fare sparire qualsiasi traccia.
Venerdì 8 Gennaio 1993
La famiglia si sveglia, tranne Florence che giace morta nel letto, Jean-Claude chiede ai bambini di non fare rumore perché la mamma dorme. Fanno colazione e si siedono insieme una mezz’ora sul divano a vedere la videocassetta dei tre porcellini: a lui era chiaro che di li a poco li avrebbe ammazzati.
I bambini salgono in camera, lui li raggiunge e prima uccide Caroline con alcuni colpi di carabina silenziati e subito dopo Antone. Li adagia ciascuno nel proprio letto e li copre con le lenzuola in un ultimo gesto di pietà. Alla sera Jean-Claude va a letto come se nulla fosse e si risveglia il mattino successivo.
Sabato 9 Gennaio 1993
Jean-Claude di buon ora è già sulla strada per Parigi perché si era messo d’accordo con Corinne per vedersi alla sera dove le avrebbe restituito il denaro dopo un’ultima cena da Kouchner.
Mentre si recano al ristorante Jean-Claude si scusa dicendo di non avere fatto in tempo a passare a Ginevra ma che lo avrebbe fatto il lunedì, cosa che lasciò Corinne piuttosto contrariata. A quel punto jean-Claude cerca di temporeggiare sbagliando appositamente più volte la strada per il ristorante fino a quando, fingendo di dover cercare un biglietto con l’indirizzo esatto e le indicazioni, fa il gesto regalarle una collana, Corinne accetta.
Non fa a tempo a scendere dalla macchina che sentì il bruciore della bomboletta lacrimogena sul volto, cerca disperatamente di divincolarsi ed entrambi caddero a terra. Jean-Claude le scarica il dissuasore elettrico sul corpo: a quel punto Corinne sa che poteva essere la fine e in un ultimo tentativo scongiura Jean-Claude di non ammazzarla e di pensare alle sue figlie. Incrociare lo sguardo di Romand fu sufficiente a fermarlo, lui rimase disorientato e lei paralizzata dal dolore e dallo spavento. Jean-Claude in un primo momento cerca di convincere Corinne che aveva cominciato lei ma dopo un attimo di smarrimento ed esitazione lei ripercorre il fatto e spiega pazientemente che invece era stato lui.
Durante il viaggio di ritorno, che durò molto perché Jean-Claude guidava molto piano , Corinne ebbe paura che Romand potesse venir colto da un altro raptus quindi cercò di distrarlo sfoderando le sue migliori doti di psicologa. Fu in quei momenti che Corinne si rese conto di non aver mai visto nessuna collana quello che piuttosto aveva notato era una cordicella flessibile di plastica fatta apposta per strangolare. Lui cercò nuovamente di giustificarsi tirando in ballo nuovamente il cancro che lo stava facendo impazzire fino a quando finalmente lasciò Corinne verso l’ una di notte sotto la sua casa parigina facendosi promettere di non dire niente a nessuno perché non era nulla di premeditato e che se avesse voluto veramente uccidere lei e le sue figlie lo avrebbe fatto nel suo appartamento.
Romand arrivò a Prevessin alla mattina presto stravolto dalla vicenda con Corinne e dal viaggio e si buttò sul divano a riposare. Registrò per circa 3 ore decine di canali della televisione: diversi programmi frammentati da uno zapping frenetico di cui Jean-Claude dice di non ricordarsi nulla. L’ipotesi più probabile è che su quella cassetta vi fossero incisi i migliori ricordi della sua famiglia e lui abbia voluto cancellarli per sempre come aveva già fatto con le vite dei suoi cari. Da quando rientrò non salì mai al piano superiore perché sapeva benissimo cosa avrebbe trovato, lo fece solo verso le 3 della mattina quando versò la benzina contenuta nelle taniche sui suoi famigliari e un po’ in giro per l’appartamento. Si cambio, indossò il pigiama appiccò il fuoco subito dopo aver ingerito dei barbiturici scaduti perché quelli appena acquistati non li trovava più (almeno così dichiarò) e si adagiò nel letto accanto a Florence ad attendere la fine, che non arrivò!
Secondo gli inquirenti era tutto lucidamente premeditato: aveva cominciato ad appiccare il fuoco a partire da tetto affinché i netturbini, che sapeva in servizio verso le 4 dell
a mattina, potessero scorgerlo per tempo e dare l’allarme, stessa cosa per i barbiturici scaduti che lo intontirono ma non lo uccisero: e così fu. Al suo risveglio dal coma cercò di negare tutto, si inventò di un uomo che si era introdotto furtivamente sparando ai famigliari, ricordò il secondo comandamento che vietava di uccidere il padre e la madre, in una delirante lucidità. Gli psicologi che lo visitarono rimasero impressionati dal fatto che la sua unica preoccupazione in quella situazione così grave fosse quella di fornire di se un immagine positiva.
Romand aveva mentito a tutti i suoi famigliari per ben 18 anni conducendo due vite completamente diverse cercando di mantenere il controllo su tutto quello che faceva, il destino aveva fatto la sua parte evitando tutto quello che si poteva evitare per accendere anche il minimo sospetto in tutte le persone che gravitavano intorno alla sua vita. I suoi famigliari hanno pagato per il loro troppo amore nei suoi confronti perché diventati scomodi testimoni di una vergogna troppo grande da ammettere. Jean-Claude ci ha sempre tenuto a dire, durante tutto il processo, che la sua vita è stata una menzogna ma l’amore per i suoi famigliari era genuino: difficile da credere dopo quello che è successo.
Romand fu condannato all’ergastolo ma dal 2015, secondo le leggi francesi, può fare richiesta per essere liberato con la condizionale. Per il momento i suoi legali non si sono avvalsi di questo diritto dell’imputato ma, secondo i media francesi, esiste la possibilità che il Dottor Romand possa presto uscire di prigione.

Marco Boldini

Bibliografia
L’avversario di Emmanuel Carrère – edizioni Adelphi
Articoli e immagini di repertorio da https://www.ledauphine.com

MARCO BOLDINI
Nato nel 1969 sposato, 3 figli e il gatto Balthazar, 47 anni ma in realtà ventisettenne con vent’anni di esperienza, cittadino del mondo e milanese di nascita ma miazzinese e, più recentemente, tainese di adozione. Volubile e curioso cerco quando posso di fuggire dalla noia e dalla routine, ho potenzialmente sempre la valigia aperta, pronto a passare da un aeroporto all'altro, a conoscere lingue, persone, culture e paesi diversi che ritraggo in maniera dilettantistica con la macchina fotografica. Amo in uguale maniera la montagna, che ti parla con i suoi silenzi e ti regala indimenticabili albe e romantici tramonti; da qui forse l’interesse per questo blog.

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