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Giovanni Antonio Bazzi, detto Il Sodoma, e quelle maledette malelingue

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Giovanni Antonio Bazzi nacque a Vercelli nel 1477 da un calzolaio originario di Biandrate, Giacomo, e da Angela da Bergamo. All'età di tredici anni iniziò il suo apprendistato entrando a lavorare nella bottega di Giovanni Martino Spenzotti, una delle principali figure del rinnovamento rinascimentale della pittura in Piemonte.
Giovanni Spenzotti è ricordato per lo splendido ciclo di affreschi, raffiguranti la vita di Cristo, che si trovano nella chiesa dedicata a San Bernardino nella città piemontese di Ivrea. Giovanni Antonio all'età di 21 anni, nel 1498, si trasferì prima a Milano e successivamente a Siena dove, nel 1501, prese residenza stabile. Il Bazzi fu operativo anche a Roma: nel 1508 Papa Giulio II gli affidò le decorazioni del soffitto delle stanze di Raffaello della Segnatura in Vaticano. Questo luogo è uno degli ambienti delle stanze abbellite da Raffaello e fu la prima ad essere decorata nel periodo compreso tra il 1508 ed il 1511.
Il luogo prende il nome dal più alto Tribunale della Santa Sede, la Segnatura Gratie et Iustitiae, presieduto direttamente dal pontefice. All'interno del ciclo di affreschi, esattamente nella Scuola di Atena, Giovanni Antonio Bazzi è raffigurato vicino allo stesso Raffaello. Questa rappresentazione del Bazzi è notevolmente diversa da tutte le altre che sono giunte sino a noi, per età e per fisionomia, fatto che induce potenzialmente ad escludere la raffigurazione dal corpus dei ritratti e degli autoritratti.
Tornando alla vita artistica del Bazzi, la sua opera più conosciuta, Le nozze di Alessandro e Rosanne, si trova all'interno di Villa Farnesina, a Roma, e fu commissionata dal ricco banchiere senese Agostino Chigi. L'opera fa parte di un ciclo di affreschi avente come oggetto scene della vita di Alessandro Magno. Il ciclo era destinato a glorificare Agostino Chigi, che fu identificato con il personaggio della classicità.
Un grande artista, raffigurato da Raffaello al suo fianco, che rischiò di passare alla storia non per la sua opera pittorica ma per il soprannome che gli fu affibbiato.
Giovanni Antonio Bazzi si sposò in gioventù, ma ben presto si separò dalla moglie. Ebbe discendenza ed una delle figlie sposò Bartolomeo Neroni, meglio conosciuto come il Riccio Senese, uno dei principali allievo del maestro.
La domanda che sorge spontanea è la seguente: perché il Bazzi fu soprannominato il Sodoma?
Era considerato omosessuale dai contemporanei?
Sodoma è un'antica città nominata ripetutamente nella Bibbia, situata nei pressi del Mar Morto. Nell'Antico Testamento si narra della distruzione di Sodoma e di Gomorra, Adma, Zoar e Zeboim, per opera di Dio, a causa dell'empietà dei suoi abitanti. Secondo la narrazione biblica le cinque città, denominate le città della pianura, erano situate sulla riva del fiume Giordano, a sud di Canaan. La pianura nella Genesi è paragonata al giardino dell'Eden. Anche se non è molto chiaro quali fossero i peccati di cui si macchiarono gli abitanti delle città distrutte per volontà divina, molti studiosi ritengono che questi siano da ritrovare nell'omosessualità, poiché il termine sodomia fu usato più volte come accusa per descrivere i comportamenti degli abitanti delle città devastate. Altri studiosi ritengono che il motivo della distruzione debba essere cercato nelle cattive abitudini degli abitanti poiché nel Pentateuco vi è un riferimento ai sodomiti e al loro sterminio, voluto dal Dio perché colpevoli di arroganza, indifferenza e di empietà.
Il soprannome Sodoma per quanto concerne Giovanni Antonio Bazzi, è attestato a partire dal 1512. Il pittore stesso, talvolta, si firmava Il Sodoma.
Dove possiamo trovare dei riferimenti per comprendere il motivo del soprannome il Sodoma?
Il nomignolo si trova trascritto in vari modi, da Sodoma a Soddoma, da Soddona a Sodone, e con molta probabilità si trattava di uno pseudonimo scherzoso che gli era stato imposto, secondo l'uso del tempo, in qualche congrega o accademia.
Dato che lo stesso Bazzi utilizzò più volte il soprannome per firmarsi, pare da escludere che alludesse ai costumi dell'artista, il quale anche se di temperamento estroso e spregiudicato conduceva una vita irreprensibile, in un momento storico in cui Papi e cardinali si lasciavano andare a comportamenti squallidi e privi di ogni morale.
Uno di questi personaggi, Papa Leone X, lo insignì del titolo di Cavaliere di Cristo.
Una teoria pare mettere in relazione il soprannome con una toscanizzazione di alcuni modi di dire del pittore di origine piemontese. Giovanni Antonio Bazzi era solito ripetere “su 'anduma” ovvero “forza andiamo”. Non è complesso comprendere come da “su 'anduma” si sia giunti a “Sodoma” attraverso vari livelli di contrazione del detto.
In conclusione è da escludere che il soprannome Il Sodoma, affibbiato a Giovanni Antonio Bazzi, sia da mettere in relazione con i suoi comportamenti sessuali, non tanto per la stima che godeva dai personaggi influenti del tempo, molti dei quali dediti a comportamenti lascivi malgrado occupassero posizioni di rilievo all'interno della cristianità, ma perché lo stesso pittore era solito firmarsi con tale nomignolo.

Fabio Casalini



Bibliografia
Enzo Carli (a cura di), Mostra delle opere di Giovanni Antonio Bazzi detto "Il Sodoma"', catalogo / Comitato Vercelli-Siena per la Celebrazione di Gio. Ant. Bazzi detto "Il Sodoma" nel IV Centenario della Morte, 2ª ed., Vercelli, SAVIT, 1950

Enzo Carli, Bazzi, Giovanni Antonio, detto il Sodoma, in Dizionario biografico degli italiani, vol. 7, Roma, Istituto dell'Enciclopedia Italiana, 1970

Fiorella Sricchia Santoro (a cura di), Da Sodoma a Marco Pino: pittori a Siena nella prima metà del Cinquecento, testi di Alessandro Angelini, et al., Firenze, S.P.E.S., 1988 

Roberto Bartalini, Giovanni Antonio Bazzi detto il "Sodoma" (Vercelli 1477-Siena 1549), in Domenico Beccafumi e il suo tempo (catalogo della mostra tenutasi a Siena), Milano, Electa, 1990 

Roberto Bartalini, Le occasioni del Sodoma: dalla Milano di Leonardo alla Roma di Raffaello, Roma, Donzelli, 1996

Roberto Bartalini, Sodoma a Palazzo Chigi, in Cristina Acidini Luchinat, Luciano Bellosi, Miklós Boskovits, Pier Paolo Donati e Bruno Santi (a cura di), Scritti per l'Istituto Germanico di Storia dell'Arte di Firenze: settanta studiosi italiani, Firenze, Casa Editrice Le Lettere, 1997

FABIO CASALINI – fondatore del Blog I Viaggiatori Ignoranti
Nato nel 1971 a Verbania, dove l’aria del Lago Maggiore si mescola con l’impetuoso vento che, rapido, scende dalle Alpi Lepontine. Ha trascorso gli ultimi venti anni con una sola domanda nella mente: da dove veniamo? Spenderà i prossimi a cercare una risposta che sa di non trovare, ma che, n’è certo, lo porterà un po’ più vicino alla verità... sempre che n’esista una. Scava, indaga e scrive per avvicinare quante più persone possibili a quel lembo di terra compreso tra il Passo del Sempione e la vetta del Limidario. È il fondatore del seguitissimo blog I Viaggiatori Ignoranti, innovativo progetto di conoscenza di ritorno della cultura locale, che si avvia a diventare un vero e proprio modello di diffusione della tradizione popolare, dell’arte meno conosciuta, dei misteri e delle leggende conosciuti o meno, in un felice connubio con le moderne tecnologie. A Novembre del 2015 ha pubblicato il suo primo libro, in collaborazione con Francesco Teruggi, dal titolo Mai Vivi, Mai Morti, per la casa editrice Giuliano Ladolfi. Da marzo del 2015 collabora con il settimanale Eco Risveglio, per il quale propone storie, racconti e resoconti della sua terra d’origine. Ha pubblicato, nel febbraio del 2015, un articolo per la rivista Italia Misteriosa che riguardava le pitture rupestri della Balma dei Cervi in Valle Antigorio.

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