Alcune volte, facendo antropologia, si trovano spunti di riflessione inaspettati: un'idea può venire anche da un film. Rivedendo il magistrale Nightmare before Christmas di Tim Burton il protagonista, Jack Scheletron, si ritrova in una foresta da cui si può accedere ai vari "mondi delle feste".
(Confesso che la voglia di rivedere quel film mi è nata leggendo le primissime pagine di Baldini-Bellosi, 2012. Ma le conclusioni a cui giungo sono in parte differenti rispetto a quelle dei due antropologi, anche perché il contesto di analisi generale è ben diverso). Ecco allora il villaggio di Halloween, di Natale, di Pasqua, del Ringraziamento, di San Valentino e di San Patrizio: sono queste le feste e le tradizioni che, nel calendario festivo statunitense, contraddistinguono, nella percezione dell'americano medio, il passare del tempo. E queste feste vengono indicate chiaramente con un simbolo su ogni porta che introduce al relativo "mondo": la zucca per Halloween, l'albero decorato per Natale, il cuore per San Valentino, il quadrifoglio per San Patrizio, l'uovo decorato per Pasqua, il tacchino per il Ringraziamento. La morale della fiaba animata è particolarmente interessante dal punto di vista antropologico: i vari mondi festivi non possono e non devono mai contaminarsi tra di loro. Notiamo che, su sei feste, ben tre simboli si riferiscono a prodotti alimentari (la zucca, l'uovo, il tacchino), se poi aggiungiamo che per Natale e San Valentino moltissimi dolci assumono la forma di abete decorato e cuori (il classico regalo è la tanto decantata scatola di cioccolatini) troviamo un vero e proprio collegamento a doppio filo tra la ritualità ed i cibi tradizionali.
(Confesso che la voglia di rivedere quel film mi è nata leggendo le primissime pagine di Baldini-Bellosi, 2012. Ma le conclusioni a cui giungo sono in parte differenti rispetto a quelle dei due antropologi, anche perché il contesto di analisi generale è ben diverso). Ecco allora il villaggio di Halloween, di Natale, di Pasqua, del Ringraziamento, di San Valentino e di San Patrizio: sono queste le feste e le tradizioni che, nel calendario festivo statunitense, contraddistinguono, nella percezione dell'americano medio, il passare del tempo. E queste feste vengono indicate chiaramente con un simbolo su ogni porta che introduce al relativo "mondo": la zucca per Halloween, l'albero decorato per Natale, il cuore per San Valentino, il quadrifoglio per San Patrizio, l'uovo decorato per Pasqua, il tacchino per il Ringraziamento. La morale della fiaba animata è particolarmente interessante dal punto di vista antropologico: i vari mondi festivi non possono e non devono mai contaminarsi tra di loro. Notiamo che, su sei feste, ben tre simboli si riferiscono a prodotti alimentari (la zucca, l'uovo, il tacchino), se poi aggiungiamo che per Natale e San Valentino moltissimi dolci assumono la forma di abete decorato e cuori (il classico regalo è la tanto decantata scatola di cioccolatini) troviamo un vero e proprio collegamento a doppio filo tra la ritualità ed i cibi tradizionali.
Oggi e nella società contemporanea troviamo che molto spesso il calendario festivo è caratterizzato da una scansione temporale ben precisa caratterizzata dalle offerte di cibo dei supermercati. Sono ormai i centri commerciali, oggi, a scandire temporalmente il calendario festivo, grazie alle offerte ed agli allestimenti ad hoc dei prodotti. Ormai non esiste quasi più la dicotomia tra ”tempi grassi" e ”tempi magri”: i 365 giorni dell'anno solare sono ormai scanditi da un onnipresente "periodo festivo", caratterizzato dal consumismo dettato da determinati prodotti. Iniziamo ad esempio da Natale. Un tempo, anche solo una decina di anni fa, il periodo di vendita dei prodotti coincideva con l'inizio tradizionale del periodo festivo: l'8 dicembre. In questa data vi è infatti l'usanza di allestire alberi e presepi ed un tempo venivano accese le luminarie. Ora questa scadenza è stata ampiamente anticipata di diverse settimane. Nei supermercati non fanno in tempo a smaltire i prodotti e gli allestimenti di Halloween che subito si crea un'atmosfera natalizia. I dolciumi vengono nel giro di pochi giorni sostituiti da panettoni e pandori, luci, angeli e palle di vetro colorato prendono il posto di streghe e zombie.
E questa ritualità alimentare, dettata dai consumi e del marketing, in primis dei centri commerciali, crea un nuovo “calendario”, utilizzando sia prodotti alimentari calendariali (il panettone piuttosto che la colomba pasquale), sia inventandosi prodotti e ricorrenze.
Il calendario attuale, per comodità si partirà da Natale, inizia così già nel mese di novembre con le offerte gastronomiche natalizie, per poi proseguire, già dal 26 dicembre, con i dolciumi per l’Epifania, per riempire al meglio le calze della Befana. Quindi si passa, a seconda che la Pasqua sia alta o bassa (in alcuni casi vi è una sovrapposizione dei due prodotti), alle offerte di Carnevale, con chiacchiere ed altri dolci, intervallati dal periodo di san Valentino, dove sono i cioccolatini a farla da padrone.
Marzo ed aprile diventano quindi il regno della Pasqua, con offerte tanto su dolci che su carni, in primis l’agnello, per poi arrivare ad ottobre con la nuova vendita di dolci per la neotradizione di Halloween, introdotta in questi ultimi anni, tra non poche polemiche, anche in Italia. Questo il calendario che si riferisce alle festività che hanno un cibo tradizionale universalmente noto. Come riempire allora i mesi estivi, da maggio a settembre? Creando dei fake, istituzionalizzando delle ricorrenze. Il 2 giugno, festa della Repubblica, diventa l’occasione per riscoprire le eccellenze italiane; Ferragosto diventa la quintessenza della grigliata e del barbecue, con offerte di carni da fare alla brace, salse ed intingoli vari.
Interessante se vogliamo il caso di agosto-settembre, il periodo, nella grande distribuzione, dedicato al rientro a scuola. A fianco delle immancabili promozioni di zaini e materiale didattico si collocano le promo delle merendine e degli snack, utili per fare una “pausa golosa e nutriente”...
Luca Ciurleo