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Storia di un fiore e degli uomini a cui fece perdere la ragione

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Monsieur de Blainville, alla fine del 1743, scrisse che «erano posseduti da tale furibonda passione per quei fiori ovvero, per chiamarla col suo nome, da tale pruriginosa voglia che offrivano spesso tremila corone per un tulipano che appagasse le loro fantasie: un virus che rovinò molte famiglie ricche»
Un fiore fece perdere la ragione ad un'intera generazione di persone?
Non solo la ragione poiché gli ibridi di questo fiore, più rari e pregiati, assunsero quotazioni da capogiro: un solo bulbo poteva valere più di una casa. Il mercato si gonfiò a dismisura sino a crollare, come Wall Street nel 1929, provocando quella che è passata alla storia come la prima grande crisi speculativa del capitalismo.
Ripercorriamo gli eventi che sconvolsero un'intera nazione, anticipando delle informazioni circa il fiore dei miracoli.
Il tulipano deve il suo nome ad una parola turca che significa turbante: per la forma della corolla e perché furono i turchi a rendere popolare questo fiore originario dell'Asia centrale, amato dai califfi di Baghdad, coltivato in Anatolia e portato a Costantinopoli, dove divenne la passione del sultano Solimano il Magnifico. Dalla Turchia il tulipano si diffuse in Europa, e nell'Olanda d'inizio Seicento giunse a ricoprire un ruolo centrale nella storia e nell'economia.
Conoscendo la natura del fiore, possiamo intraprendere il viaggio alla scoperta della natura dell'uomo: viaggio senza ritorno come possiamo immaginare.
Il 5 febbraio del 1637, nella città olandese di Alkmaar, si tenne un'insolita vendita all'asta. Nelle sale era convenuta una folla di compratori; le offerte, all'inizio sostenute, divennero in brevissimo tempo deliranti. All'epoca dei fatti una famiglia olandese viveva per un anno con 300 fiorini mentre i lotti battuti, all'interno di quelle sale, giunsero ad ottenere offerte di 2000, 3000 e 4000 fiorini. In un solo istante si offrivano 10 anni di vita di una famiglia.
La giornata si concluse con un introito pari a 90.000 fiorini.
Una fortuna per i tempi.
Poche perplessità avrebbe destato tale cifra se gli oggetti scambiati fossero state opere d'arte, ma non lo erano. Erano, invece, bulbi di tulipano.
Le persone offrivano somme deliranti per beni che assomigliavano a cipolle?
Lo stupore s'ingigantisce quando si comprende che le stesse persone che avevano comprato i bulbi non avevano nessuna intenzione di coltivarli.
La speranza era quella di rivenderli con profitto, in alcuni casi enorme.
Vi erano delle ragioni sensate alla base dell'incremento dei prezzi?
I bulbi erano rari, e gli splendidi fiori che ne nascevano erano ricercatissimi. Da oltre due anni i prezzi erano in continua salita.
Perché non avrebbero dovuto continuare a salire?
Gli acquirenti dei bulbi di Alkmaar però avevano fatto male i conti poiché si era giunti alla fase di discesa delle quotazioni. Quell'asta fu l'ultima e la più clamorosa espressione di una ventata maniacale. Quasi immediatamente dopo, all'improvviso come in ogni crisi finanziaria, i prezzi crollarono e le famiglie più ricche dell'Olanda del Seicento, in poche settimane, si trovarono a dover affrontare la perdita di tutta la ricchezza accumulata da generazioni.
La prima domanda che sorge spontanea è la seguente: un popolo considerato severo e rigoroso come fece a perdere la testa per un fiore, o forse per il suo bulbo?
La seconda domanda attiene al secolo di riferimento: ma com'è possibile che la primi crisi finanziaria della storia sia avvenuta nel secolo di guerre e povertà?
Sono partito dalla fine per risalire la linea del tempo, ormai siete abituati a queste peregrinazioni.
Tra storia e leggenda, non furono gli olandesi ad introdurre il tulipano in Europa, ma un portoghese: Lopo Vaz de Sampayo. La storia personale di quest'uomo è troppo lunga e nulla aggiungerebbe alla narrazione. Fondamentale fu lo scritto di Chesnée Monstereul, Le Floriste Francois, secondo il quale fu proprio quell'uomo a portare con se dai possedimenti di Ceylon il fiore che fece perdere la testa agli olandesi. Qualche dubbio rimane poiché a Ceylon i tulipani non vi erano, e forse i fiori arrivavano dalla colonia portoghese di Goa. La verità è che nessuno sa con precisione come, dove e quando il fiore si propagò in Europa e solo intorno alla metà del Cinquecento i botanici s'imbatterono nel tulipano, considerandolo qualcosa che ancora non avevano analizzato.
Tra i primi ad apprezzare il tulipano fu Ghislain de Busbecq, figlio illegittimo di un importante uomo d'affari delle Fiandre. Sul tramontare del 1554 Busbecq fu inviato, in qualità d'ambasciatore del Sacro romano impero, a Istanbul. Vi rimase sino al 1581, quando torno in Patria. Immediatamente pubblicò un memoriale, intriso di pettegolezzi poco interessanti per la narrazione, nel quale raccontò il suo primo incontro con il tulipano. Malgrado il suo contributo, non possiamo considerarlo il primo importatore europeo del fiore che fece perdere la testa agli uomini.
Nel 1559 in Europa fiorì il primo tulipano di cui si abbia inconfutabile notizia. Crebbe nel giardino di Johann Heinrich Herwart, consigliere ad Augusta in Baviera. Tra i visitatori di Herwart vi fu anche un naturalista svizzero, Konrad von Gesner, noto per il Catalogues plantarum, maestosa opera di storia naturale. Nel corso del 1559 il fiore raggiunse molte angoli d'Europa.
Il fiore dilagò rapidamente in ogni angolo del continente, giungendo nelle basse terre d'Olanda.
Nei Paesi Bassi la coltivazione del tulipano fu presumibilmente iniziata intorno al 1593.
In breve tempo questo fiore divenne una merce di lusso.
In questo periodo ai bulbi di tulipano erano assegnati nomi esotici, a volte venivano chiamati con nomi di ammiragli olandesi, o forse questo crede la maggior parte dei ricercatori che hanno analizzato il fenomeno. L'uomo che fu alla base di questa incomprensione fu il balivo di Kennermerland. Produsse un fiore d'insolita bellezza e, alla ricerca di un nome che esprimesse tanta eccellenza, lo battezzò Admirael. In breve tempo Admirael divenne una sorta di titolo onorifico, il più alto cui potesse aspirare un tulipano. Altri coltivatori lo conferirono alle proprie creazioni, facendo nascere i vari Admirael Liefkens, Admirael Krijntje, Admirael van Enckhuysen e il più ammirato di tutti, che prese il nome di Admirael van der Eijck. Gli stranieri, e molti ricercatori attuali, commettevano l'errore di crederli i nomi degli eroi delle battaglie navali: non a navigatori si riferivano ma agli orticoltori che avevano creato quelle varietà. All'epoca della febbre esistevano circa 50 specie che potevano fregiarsi del titolo onorifico di Admirael.
Il tempo corre, e nel 1623 un singolo bulbo poteva costare già un migliaio di fiorini. Intorno alla metà degli anni venti del Seicento, i bulbi venivano scambiati con terreni, case e bestiame. Un buon negoziatore poteva incassare 6000 fiorini al giorno, quando il reddito medio annuale non superava i 150.
Fu l'inizio della fine.
La febbre saliva, di giorno in giorno, di città in città.
Nel 1635 fu registrata una vendita di 40 bulbi per un totale di 100,000 fiorini, ovvero circa 2500 a bulbo. Vorrei ricordare che una tonnellata di burro costava 100 fiorini, e otto maiali circa 240.
La rapida crescita dei prezzi, verificatasi nel 1635 e nella prima metà del 1636, ebbe importanti conseguenze. I coltivatori e i commercianti facoltosi si unirono fondando alcune aziende per la compravendita dei bulbi. Un secondo cambiamento, che provocò il verificarsi della bolla speculativa, è legato al fatto che all'inizio del 1636 i fiori venivano ancora venduti dai coltivatori ai clienti che intendevano piantarli nei propri giardini, mentre nell'autunno dello stesso anno il mercato era invaso da fiorai che compravano e vendevano solo per ottenere un guadagno. In quel periodo i tulipani erano scambiati all'interno di sale ospitate in taverne. Gli acquirenti dovevano pagare una commissione del 2,5% fino a un massimo di tre fiorini per ogni scambio. La compravendita avveniva al di fuori della borsa valori, sorta nella vicina Anversa circa un secolo prima, incoraggiando i membri della società al commercio di tulipani. Molte persone vendettero immobili e altri possedimenti per speculare sul mercato del fiore venuto dalla Turchia.
Il grande crollo dei prezzi prese avvio a Haarlem il primo martedì di febbraio del 1637. Un membro autorizzato aprì le negoziazioni verificando le condizioni del mercato. Quel giorno non vi furono offerenti per i bulbi da 1250 fiorini. Il battitore abbassò il prezzo a 1100 e poi a 1000. Nessuna offerta giunse dal pubblico. Le contrattazioni furono interrotte, senza mai essere iniziate, poiché i venditori presenti s'agitarono paurosamente. La notizia, in breve tempo, fece il giro della città.
Tutti i fiorai furono afferrati da un solo impulso: vendere.
Il panico si diffuse in tutte le province.
I fiorai disperati cercarono di vendere bulbi, che solo 2-3 giorni prima valevano migliaia di fiorini, a qualsiasi prezzo. In tutte le maggiori città dell'Olanda il commercio all'interno delle taverne crollò.
Il prezzo dei tulipani era sceso ad una valore pari a 1/10 di quello trattato nelle settimane precedenti.
Nei giorni seguenti il mercato dei tulipani smise semplicemente d'esistere.
I commercianti che riuscirono a vendere i tulipani, ad appassionati, non ricavarono che il 5% del valore precedente.
Si trattò di un crollo colossale.
Fu dunque più rapido e definitivo del crollo di Wall Street del 1929, e della grande depressione che ne scaturì. In quel caso ci vollero oltre due anni perché i prezzi delle azioni scendessero al minimo, e persino allora esse conservarono il 20% del prezzo precedente.
La tulipanomania è un virus che non è mai stato debellato. Si tratta di una malattia del tutto umana, che si nutriva di cupidigia e d'amore per la bellezza.
Fu la prima grande crisi finanziaria di cui il capitalismo si nutrì.
L'ultima la scriveranno i nostri nipoti.

Fabio Casalini

Bibliografia
Mike Dash– La febbre dei tulipani – Rizzoli Libri, 1999
Mike Dash– Tulipomania: the story of the world's most coveted flower and the extraordinary passions it aroused - 1999
Simon Schama- The Embarrassment of Riches: An Interpretation of Dutch Culture in the Golden Age - 1997
Blunt Wilfrid– Tulipomania – Penguin, Londra 1950
Schloredt Valerie– A treasury of tulips – O'Mara books, Londra 1994
Loretta Bruschini Vincenzini- Storia della Borsa - Newton, 1996


Si ringrazia Rosella Reali per le fotografie dei tulipani.

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