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Cynthia Ann Parker: l'indiana con gli occhi azzurri

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In un inferno che brucia come il Texas pensare in modo razionale non è un elemento di forza, bensì una debolezza. Chi esita, cade per primo, quindi ci si lancia in avanti. Seppellire i propri morti senza riflettere, rialzarsi e rimettersi all’opera: ecco l’unica maniera per sopravvivere da quelle parti.” (dal libro La donna che non voleva arrendersi)

La tormentata ed avventurosa vita di Cynthia Ann Parker, l’indiana bianca, è stata definita come una delle più tristi e nel contempo più affascinanti vicende del vecchio West. Nata ufficialmente il 29 ottobre 1827 a Charleston nella Contea di Crawford in Illinois (anche se le notizie al riguardo sono contrastanti) da Silas Mercer Parker, di anni 23, fervente esponente della Chiesa Primitiva Battista e dalla 16enne Lucinda Duty Parker Roberts. La bambina, primogenita di 4 figli, bionda e dagli occhi azzurri, diede inizio alla sua incredibile avventura all’età di soli 6 anni, quando fu caricata con il resto della famiglia e con tutti i loro averi, su un carro per essere condotta in un luogo sconosciuto e lontano migliaia di miglia: il Texas, un territorio all’epoca ancora sotto il dominio del Governo Messicano, che fino ad allora aveva non solo consentito ma addirittura incoraggiato gli insediamenti americani, data la proverbiale capacità di adattamento e lo spirito combattivo dei pionieri, ritenuti utili per contrastare e contenere nella zona di frontiera settentrionale le continue scorrerie degli indiani Comanches.
Fu così che nel mese di agosto del 1833 la carovana della famiglia Parker guidata dall’anziano patriarca John, costituita da una trentina di persone tra cui nonni, zii e zie di Cynthia, partirono per il grande sogno americano: la concessione per ogni capofamiglia di 4.000 acri di prateria texana nei pressi del Navasota River, il presidio colonico più avanzato di tutta l’area, in pieno territorio indiano chiamato Comancheria. Ci volle un anno di sofferenze e privazioni ma lo sforzo non fu vano, l’insediamento di Fort Parker venne creato e subito rinforzato con robuste palizzate in legno e torrette di guardia. Il vento nel Texas nel frattempo stava cambiando, il Generale Santa Anna era ora intenzionato a ricacciare i gringos fuori dai confini, i rappresentanti dei coloni americani rivendicavano l’indipendenza, tanto da indurre entrambe le fazioni a tessere accordi con le tribù native della zona, usandole spesso in funzione di disturbo degli insediamenti avversari. Per i Parker comunque i temuti Pellerossa, fortunatamente, sembravano accettare di buon grado una coesistenza pacifica, i Comanches in particolare – normalmente indipendenti da qualsiasi “apparentamento” e spesso in conflitto con le altre tribù delle pianure meridionali - si erano rivelati inizialmente buoni partner commerciali, soprattutto per i meravigliosi cavalli selvaggi che riuscivano a domare e barattare.
Ma l’aumento delle razzie degli indiani, forse corroborati dalla guerra tra il Messico ed il Texas, era un segnale che purtroppo il peggio stava arrivando: il 19 maggio 1836, in una mattina come tante, una banda di 700 guerrieri Comanche guidati dal Capo “Albero Alto” e accompagnati da alleati Kiowa e Caddo, comparvero sulla collina come dal nulla, il sole alle spalle, sventolando una bandiera bianca, ufficialmente per commerciare con l’avamposto. In quel momento gli uomini erano in buona parte al lavoro nei campi circostanti e la palizzata era aperta, con all’interno quasi solamente donne e bambini. Fu Benjamin Parker, uno zio di Cynthia Ann, a capire per primo che qualcosa non andava: i pellerossa erano troppi, mostravano pitture di guerra e assumevano atteggiamenti niente affatto intenzionati a vendere o comprare alcunché. Prima di andare a parlamentare, quindi, ordinò agli altri di fuggire dalla porta retrostante, disperdersi e nascondersi nel deserto, restando a presidiare l’avamposto con altri quattro uomini, tra i quali il fratello Silas, papà di Cynthia. Le donne presero i neonati e corsero via, trascinandosi dietro i bambini. Un po’ di tempo per fingere la trattativa sarebbe forse bastato per mettere in salvo le famiglie, ma non certo ad evitare che i 5 uomini rimasti a fare da sponda fossero trucidati dai Comanches nel giro di pochi minuti all’entrata di Fort Parker.
Le urla e gli spari rimbombavano nella testa della bambina che correva con il cuore in gola, stringendo la mano al fratellino John di 4 anni, mentre la mamma era più avanti con gli altri figlioletti. Cynthia Ann aveva solo 9 anni ma aveva capito benissimo che il papà, lo zio Ben, il nonno Elder insieme a Sam e Bob Frost, erano rimasti indietro per difendere la fuga, doveva solo correre e tutto sarebbe andato bene; ma non fu così: all’improvviso il cielo attorno a lei si oscurò ed ecco il diavolo sotto forma di un terribile guerriero Comanche gli si parò contro e la catturò, insieme al fratellino John. Vicino a lei la medesima sorte toccava alla 17enne Rachel Plummer, incinta, mentre stringeva a sé il figlioletto James di appena 15 mesi e ad Elizabeth Duty Kellogg, di 14 anni, trascinata brutalmente nella polvere da un cavaliere indiano che la tratteneva per la lunga chioma rossa.
“Una cosa che avrei desiderato anch’io: uno sguardo veloce, come un capriolo si volta a guardare il suo cucciolo ucciso, prima di darsi alla fuga! Più di questo non occorre: è una cosa che puoi apprendere in Texas. Ma noi non ci riusciamo. Il nostro cervello vuole vivere il lutto” (da libro “la donna che non voleva arrendersi”)

Da quel giorno in poi per la giovane Cynthia Ann Parker sarebbe stato l’inferno, fino alla sua definitiva morte di bambina bianca e alla sua rinascita e trasformazione in donna Comanche.
Come molte tribù indiane delle pianure, i Comanche praticavano da tempo il rapimento di donne e bambini del loro nemico. A volte le giovani prigioniere venivano abusate, trattate come schiave per eseguire lavori umili e potevano essere scambiate con altre tribù per beni di valore, mentre i bambini di sesso maschile venivano spesso cresciuti, diventando a loro volta membri a pieno titolo della tribù. Questo fu il caso dei due figli dei Parker, trattenuti inizialmente dalla banda Comanche di Quohada, da sempre ostili ai bianchi ed ai loro alleati, quindi non intenzionati a trattare con loro alcun rilascio di prigionieri. Le altre due ragazze nel giro di pochi anni furono riscattate da un gruppo di indiani amichevoli e restituite alle loro famiglie (entrambe tuttavia non vissero a lungo a causa delle sofferenze fisiche e mentali a cui erano state sottoposte durante la prigionia). Nessuno sentì più parlare del primogenito della Plummer , il piccolo James, mentre il figlio da lei partorito in cattività, fu asseritamente ucciso dagli indiani poco dopo essere nato (circostanza questa mai potuta verificare compiutamente). Il piccolo John Parker sopravvisse e, da fonti successive, si ritiene sia cresciuto in una tribù separata, trasferendosi da adulto in Messico e tornando infine negli Stati Uniti nei primi del ‘900.
I primi mesi di permanenza tra i Comanches, per Cynthia Ann furono veramente un incubo, aveva perduto ogni traccia del fratellino ed era stata violentata e schiavizzata dalle bande che la prendevano in consegna durante i vari spostamenti. Era ormai certa di dover morire quando un giorno ad un tratto tutto cambiò: fu notata da un giovane guerriero, Peta Nocona, che la prese e la consegnò ad una coppia che la adottò e iniziò a crescerla come la propria figlia, riuscendo a piccoli passi a strapparla all’apatia ed alla rassegnazione in cui la ragazzina versava dal giorno del rapimento, fino a renderla completamente parte del nuovo ambiente, della nuova famiglia e della nuova vita di indiana Comanche. Dimenticò l’originale modo di parlare imparando l’idioma dei nativi ed adottando il nome di Na-udah “Colei che fu trovata”. In pochi anni la piccola figlia di emigranti anglo-americani aveva dimenticato l’orrore e si era totalmente integrata nella società dei nativi, tanto che attorno al 1840 venne scelta quale sposa da Peta Nocona, divenuto uno dei migliori ed intrepidi capi di guerra Comanches. I due sposi si affezionarono talmente che il guerriero rinunciò alla consuetudine di possedere più mogli, usanza molto diffusa tra i capi tribù. Dalla loro unione nacquero Quanah (divenuto in età adulta uno dei maggiori e famosi capi Comanche, valoroso guerriero nella iniziale lotta contro gli invasori, autorevole guida nel trattare poi la resa con i bianchi e nell’affrontare infine le nuove condizioni di vita nelle riserve), il secondogenito Pecos e la più piccola Topsanna “Fiore della prateria”. Quegli anni rappresentarono senza ombra di dubbio il periodo più bello della vita della giovane Na-udah.
Il nascente Stato indipendente del Texas, tuttavia, spesso sollecitato dai parenti delle persone rapite, non rinunciava a cercare la bambina dei Parker, ogni notizia di avvistamenti di giovani bianche tra le tribù indiane, veniva attentamente vagliata e verificata.
Il 29 aprile 1846 apparve un articolo su un giornale locale, nel quale un commerciante di nome Leonard Williams asseriva di avere notato una ragazza con gli occhi azzurri in un accampamento Comanche sul Canadian River. In quella circostanza egli aveva cercato di acquistare il suo rilascio, ma non vi era riuscito, ottenendo però dal capo Comanche Pahauka il permesso di interloquire con la giovane, ma per tutta risposta lei “aveva fissato il terreno, contrariata, rifiutandosi di parlare”.
Le bande Comanche erano nomadi e difficilmente rintracciabili, ma l’idea che Cynthia Ann fosse ancora viva cominciava a farsi strada nelle comunità di coloni. Na-udah aveva intuito che i bianchi la stavano cercando ma ormai si era evidentemente abituata a vivere come una Comanche e non voleva lasciare la sua nuova casa, per cui ogni volta che vedeva commercianti texani passare nel villaggio, lei cercava di sottrarsi alla loro vista. Due anni più tardi, i funzionari federali P. M. Butler e M. G. Lewis incontrarono nuovamente la ragazza dagli occhi azzurri presso un accampamento Comanche sul fiume Washita; gli accertamenti più approfonditi svolti dall’agente indiano Robert S. Neighbors, che nel 1855 raccolse anche la testimonianza di un cacciatore di pelli tale Victor Rose, lo convinsero che chiunque fosse quell’indiana bianca, ella era ormai talmente inserita nella società Comanche che solo la forza avrebbe indotto la tribù a rilasciarla, lei stessa aveva dichiarato apertamente di amare il marito e che non avrebbe mai abbandonato i suoi figli. Per le Autorità il problema sembrava risolto.
Mai il destino era in agguato: il 27 novembre 1860, alcuni guerrieri del villaggio di Peta Nocona condussero un raid contro tre allevamenti colonici, razziando oltre 300 cavalli. Durante la razzia i giovani guerrieri irruppero, affamati, in una casa colonica a Stag  Prairie trovandovi la signora Sherman, incinta e sola in casa, la violentarono e le strapparono lo scalpo, tornando infine presso l’accampamento, nei pressi del Pease River. La donna morì dopo 4 giorni di agonia.
Il fatto generò forti tensioni nella comunità di coloni ed il governatore del Texas Sam Houston diede incarico al Capitano Lawrence Sullivan Ross di organizzare una compagnia di 140 Texas Rangers per la rappresaglia: il corpo della povera signora Sherman era ancora caldo ed esposto alla vista dei volontari che andavano ad arruolarsi. Gli animi erano ormai surriscaldati ed incontenibili.
All’alba del 18 dicembre 1860, in un campo di caccia sulla pista del bisonte presso il Mule Creek, affluente del Pease River, Na-udah era intenta con un gruppo di donne a preparare la carne degli animali uccisi per la conservazione invernale; lo Squadrone di Texas Rangers piombò all’improvviso sparando all’impazzata su chiunque, uomini donne o bambini (lo stesso Capitano Ross durante una successiva inchiesta governativa presentò le proprie scuse dichiarando di non essere riuscito a controllare la furia dei propri uomini), senza lasciare ai Comanche possibilità di organizzare una qualsiasi difesa . Na-udah saltò a cavallo con la piccola Topsanna ma, inseguita, fu subito catturata. Solo per caso il Ranger che la bloccò notò che la donna vestita di pelle di daino e mocassini aveva gli occhi azzurri, si batteva come un gatto selvatico ma la risparmiò. Nel fuggi fuggi generale anche lo stesso Peta rimase ferito seriamente ma riuscì ugualmente a sottrarsi alla cattura portando con sé i due figli Quanah e Pecos (solo diverso tempo dopo il figlio Quanah dichiarò che il padre Peta morì tre anni più tardi, per le complicanze delle ferite riportate e per il dolore di non avere mai più rivisto la moglie e la figlioletta).
Il Capitano Ross, facendo rientro al campo base, si ricordò della piccola figlia dei Parker, rapita anni prima e mai più ritrovata, ne informò quindi lo zio Isaac Parker per l’identificazione, dato che la madre Lucinda era morta tre anni prima. La ragazza era irriconoscibile, la pelle abbronzata ed i capelli lunghi e colorati di scuro (nell’unica foto fattale durante il trasferimento li aveva tagliati per il lutto, avendo creduto che il marito Peta fosse morto nel raid), solo gli occhi rivelavano che quell’indiana era davvero la bimba rapita anni prima. Per lei l’incubo si stava ripetendo.
Restituita alla famiglia presso la cittadina di Birdville, la ormai trentenne Cynthia Ann dovette subire il ricondizionamento forzato nella società “civile”: i membri della comunità, al di là dell’iniziale entusiasmo con cui celebrarono il suo ritorno, non smisero mai di guardarla con commiserazione e sospetto, ripudiavano i suoi modi di comportarsi, quel rifiuto ostinato di tornare alla “normalità” da parte di una donna che continuava a scappare appena poteva, più volte ripresa e riconsegnata ai parenti quella giovane non ne voleva sapere e cercava nuovamente di tornare in quella tremenda prateria dove l’avrebbe aspettata solo una vita di stenti, selvaggia e pericolosa. Era un atteggiamento per loro inconcepibile.
Il legislatore del Texas votò addirittura di devolvere alla famiglia della ragazza un sussidio di 100 $ l’anno per 5 anni, affinché nulla venisse lasciato intentato per riportare quella sfortunata creatura alla civiltà. Il Texas nel frattempo aveva aderito alla Confederazione Sudista, lo zio Isaac si era arruolato per cui la gestione di Cynthia Ann rimase ad altri parenti che le organizzarono, con i soldi del sussidio, corsi di lingua inglese, di musica, cucito e tessitura. La ragazza non demordeva e  sognava sempre di tornare alla sua vera condizione di indiana Comanche, l’unico scopo per andare avanti era la piccola Topsanna, l’unica figlia che il Grande Spirito le aveva concesso di tenere a sè. Lentamente la perdita della libertà divenne una assuefazione e per Cynthia Ann la piccola figlia rimaneva l’unico scopo di vita, specialmente dopo aver ricevuto notizia, nel 1863, che il figlio Pecos era morto di vaiolo.
Ma i tormenti non erano finiti, nel 1864 anche il “piccolo fiore della prateria” la abbandonò: Topsanna morì di polmonite e Cynthia Ann cadde in una profonda depressione, viveva ormai isolata dalla realtà che aveva intorno, solo gli occhi perennemente puntati sull’orizzonte, nel ricordo sempre più sfumato di una vita libera che non sarebbe più tornata. Il suo sconforto durò fino al 1870, anno in cui decise di smettere di alimentarsi. Cynthia Ann Parker morì senza mai sapere che il suo figlio maggiore, Quanah Parker, era diventato l'ultimo grande Capo Comanche, un ponte tra la nazione indiana ed il mondo dei bianchi.
Cynthia fu sepolta nella Contea di Henderson, nel cimitero di Fosterville. Col passare degli anni il figlio Quanah Parker tentò più volte di ottenere i resti di sua madre per riportarli nelle terre Comanche dove era vissuta, riuscendovi solamente nel dicembre 1910, pochi mesi prima della morte, avvenuta il 21 febbraio 1911, all’età di 64 anni. Il corpo del Capo Indiano fu sepolto, secondo la sua ultima richiesta, accanto alla madre ed alla sorella.

“I loro fuochi sono spenti e il loro grido di guerra non giunge più lontano. Tra breve esisteranno soltanto nei canti e nelle cronache di coloro che li hanno sterminati (da un discorso di Sam Houston al Senato del Texas).

Sergio Amendolia













Bibliografia
- Ride the Wind, the story of Cynthia Ann Parker and the Last Days of the Comanche, di Lucia St. Clair Robson;
- La donna che non voleva arrendersi, di Arthur Japin;
- L’impero della luna d’estate. Ascesa e declino della tribù Comanche, di Samuel C. Gwynne 
- Texas State Historical Association (tshaonline.com).

IMMAGINI: reperite da Wikipedia

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