muor giovane colui ch'al cielo è caro
MENANDRO.
Guido Gustavo Gozzano, figlio di Fausto e Diodata Mautino, nacque a Torino nel 1883. Di famiglia borghese benestante, la madre è la figlia del senatore Massimo Mautino amico di Massimo d’ Azeglio e di Cavour, trascorre gran parte della sua infanzia a Agliè, ridente paese del Canavese famoso per la sua grandiosa reggia attorniata da uno splendido parco, in una villa denominata il Meleto proprietà del nonno materno, luogo a cui rimarrà legato tutta la vita. Frequenta il ginnasio prima a Torino ma si dimostra un mediocre studente e dopo esser stato bocciato si trasferisce in un collegio di Chivasso.
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Il castello di Agliè |
Dopo la morte del padre torna a studiare a Torino e poi dopo un ennesimo trasferimento riesce finalmente a conseguire la licenza liceale al Collegio Nazionale di Savigliano. Si inscrive alla Facoltà di legge ma non otterrà mai la laurea, poichè preferisce frequentare i corsi di letteratura, tenuti allora da Arturo Graf il quale, oltre che alle regolari lezioni riservate agli studenti, era impegnato in pubbliche conferenze sia nelle aule universitarie, le cosiddette «sabatine», sia nelle sedi della rivista «La donna». Frequenta la “Società di Cultura” un circolo sito dapprima nella Galleria Nazionale di via Roma e poi, dal 1905, nell'attuale via Cesare Battisti, a fianco di Palazzo Carignano.
Si interessa di D’ Annunzio, legge Hérédia, Verlaine, Francis Jammes, Laforgue, Samain, Rodenbach, Maeterlink, e i classici italiani che gli vanno a genio sono Dante, Petrarca, Leopardi. Si lega ad artisti più o meno noti, s’ appassiona al teatro, ama moltissimo l’ arte di Emma Gramatica e di Lydia Borelli e nel 1907 pubblica la sua prima raccolta di poesie “la via del rifugio”, stampata da Renzo Streglio. Inizia il romanzo d’ amore con Amalia Guglielminetti, che ha dato da poco alla stampa le Vergini Folli dove sonetta in un suo modo sostenuto e spregiudicato. Guido incontra Amalia alla Società di Cultura e la liason mai molto incandescente almeno per parte di lui si trasforma in amicizia. Purtroppo nel 1907 si scopre ammalato di tisi e si divide tra le villeggiature fra il mare ligure e la montagna piemontese sognando viaggi salutari e scrivendo lettere agli amici più intimi come Carlo Vallini.
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1911 - Esposizione Universale |
Nel 1911 proprio l’ anno della grande Esposizione Universale pubblica il suo più importante libro “ I Colloqui” una consacrazione presso il grande editore milanese Treves, un bel salto d’ immagine. Gozzano scopre la nostalgica pietà e il ricordo del suo passato, che tempera in versi bellissimi, pieni di voci e di suoni, Graziella, Speranza, Felicita, Jeannette, Gianduia ridarello, l’ amore delle cameriste, la nostalgia per l’ odore dell’ aglio e per il profumo di cedrina, i segnali insomma di un profeta che nell’ imminenza delle trasformazioni tecnologiche di fine secolo ha avvertito la fine, per sempre della civiltà agreste.
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1911 - Esposizione Universale |
Infatti Torino sta in bilico tra il vecchio dialetto e un parlar italiano più raffinato, tra le ultime carrozze e i primi taxi e vive l’ esplosivo sviluppo industriale dovuto soprattutto al boom delle imprese automobilistiche. Dopo la visita nei padiglioni della grande Esposizione del 1911, fugge in cerca di un impossibile rimedio ritirandosi nei ricordi di un passato che sta lentamente scomparendo. Alla base dei suoi versi vi è un romantico desiderio di felicità e di amore che si scontra presto con la quotidiana presenza della malattia, della delusione amorosa, della malinconia che lo porta a desiderare vite appartate e ombrose e tranquilli interni casalinghi. Tra i temi essenziali al mondo poetico di Gozzano vi è l'immagine della città natale, di quella sua amata Torino alla quale egli costantemente ritornava. Torino raccoglieva tutti i suoi ricordi più mesti ed era l'ambiente fisico ed umano al quale egli sentiva di partecipare in modo intimo con sentimento ed ironia. Alla Torino contemporanea proiettata verso le nuove tecnologie era certamente assai più cara al poeta la Torino dei tempi andati, quella Torino antica e un po' polverosa che suscitava nel poeta quegli accenti lirici carichi di nostalgia.
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1911 - Esposizione Universale |
Nel 1912, aggravatosi il suo stato di salute, il poeta decise di compiere un lungo viaggio in India per cercare climi più adatti. La crociera, durata dal 6 febbraio 1912 fino al maggio seguente, compiuta in compagnia del suo amico Garrone, non gli diede il beneficio sperato ma lo aiutò, comunque, a scrivere, con l'aiuto della fantasia e di molte letture, gli scritti di prosa dedicati al viaggio. Tuttavia, i versi scritti durante il viaggio furono distrutti per ordine di Guido, perché da lui ritenuti osceni (si salvarono soltanto Ketty e Natale sul picco d'Adamo). Le lettere dall'India uscirono su La Stampa di Torino, e furono in seguito raccolte in volume e pubblicate postume nel 1917, presso l'editore Treves, con il titolo "Verso la cima del mondo, Lettere dall'India (1912-1913)", con prefazione di Giuseppe Antonio Borgese. Ma prossimo alla fine si ritira nel 1914 in una fuga a ritroso nel tempo ed a accoglierlo ancora una volta è l'amata villa del Meleto di Agliè, dove lavora su un poemetto sulle farfalle compiendo da poeta il suo ingresso crepuscolare nel mondo dei morti. Nella città che scoperto da poco la febbre del cinema fa ancora in tempo a ritornare e pensare alla stesura di un film ( allora si diceva ad una film) su San Francesco d’ Assisi. Ma non c’è più tempo per girare, perché Guido muore il 9 agosto 1916 nell’ appartamento di via Cibrario: una di quelle diritte vie di Torino, da cui si può osservare sullo sfondo il bianco delle Alpi, con le creste che paiono nitide e vicine. Mentre i sogni di una nuova tecnologia portatrice di pace progresso e felicità si vanificano nell’ immane tragedia della guerra..
Ora è sepolto nella chiesa di San Gaudenzio nella sua amata e tranquilla Agliè.
Luciano Querio
Luciano Querio
Bibliografia
Mario Soldati Ritratti storici La Stampa di Torino
Maria Rosa Masoero Gozzano Libri e Lettere Firenze Olschki