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La storia dei Bacha Bazi, bambini abusati dagli adulti

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Il filosofo svizzero Jean-Jacques Rousseau nel corso del settecento scriveva: amate l’infanzia; favoritene i giochi, le gioie, le amabili inclinazioni. Chi di voi non ha rimpianto, talvolta, per quest’età in cui il riso non si spegne mai sulle labbra e l’anima è sempre serena?
In diversi paesi del mondo le bambine ed i bambini hanno un prezzo. Accade anche in Afghanistan, nel vicino Oriente. Rousseau non conosceva i Bacha Bazi, bambini per i quali il riso si è spento molto presto sulle labbra.
Il Bacha Bazi, che significa essere interessato ai bambini, è una forma di schiavitù sessuale, e di prostituzione minorile, in cui i ragazzi non ancora entrati nell'adolescenza sono venduti a potenti uomini afghani. Il compito di questi ragazzini è di intrattenere e di compiacere sessualmente i ricchi signori afghani. Nella martoriata terra dell’Afghanistan questa pratica è un business di grandi dimensioni, e molti adulti considerano i Bacha Bazi uno status symbol. I ragazzi, nonostante la considerazione dei propri padroni, sono schiavi e debbono sottomettersi sessualmente agli adulti, pena lo stupro. I ragazzi hanno un'età che può andare dagli 8 ai 14 anni (rientrando quindi sia nella fattispecie della pedofilia che in quella della pederastia); le canzoni trattano spesso di un amore non corrisposto o di avventure erotiche e vi possono anche essere vere e proprie gare di canto e ballo tra i vari minori.
I bambini sono venduti dalle famiglie stesse, poverissime, dietro il pagamento di un compenso in denaro. In altri casi i Bacha Bazi possono essere degli orfani costretti a vivere per strada. Le autorità governative e locali fingono d’intraprendere pratiche atte a reprimere il fenomeno della schiavitù sessuale dei minori, poiché molti dei potenti e ricchi signori afghani che prediligono la compagnia dei bambini sono ex comandanti militari. Le autorità non s’interessano delle vicende dei Bacha Bazi sebbene la pratica sia illegale poiché contraria alla Sharia, la Legge di Dio, ed al codice civile afghano. Le leggi non esistono per tutti, in Afghanistan come in molti altri paesi, per cui le autorità fingono d’interessarsi alla vicenda ma raramente applicano le norme quando non sono gli stessi funzionari artefici dei reati. Nel 2009 l’allora Segretario generale delle Nazioni Unite affermò: "È tempo d'affrontar seriamente la questione riguardante tale pratica, per por fine al più presto ad essa. Molti leader religiosi del paese si sono appellati a noi per aiutarli nella lotta contro quest'attività; i responsabili dovrebbero essere puniti e i ragazzi protetti di modo che possano avere il diritto ad un'infanzia senza sfruttamento".
La pratica della schiavitù sessuale dei minori, in Afghanistan denominata Bacha Bazi, è una forma istituzionalizzata di pedofilia, diffusa in quelle regioni sin dai tempi antichi. L’abuso dei minori, da parte dei potenti, è stato soggetto ad un cambiamento nel corso dei secoli, soprattutto in seguito alla colonizzazione di una parte della regione: poiché gli inglesi, i francesi ed i russi disapprovavano tale pratica, le élite culturali, che stavano assorbendo i valori occidentali, si sono a mano a mano allontanati dalla schiavitù sessuale dei minori. I Bacha Bazi, purtroppo, sono tuttora considerati uno status symbol nelle zone del Nord del paese.
Storicamente, i rapporti con ragazzini erano tollerati, se non approvati, già nel medioevo, sia tra i governanti sia tra i poeti arabi; una certa forma di pederastia, termine che indica la relazione erotica stabilita tra una persona adulta ed un adolescente, era parte integrante della morale sociale della classe dominante, l’élite, musulmana. Non possiamo dimenticare che già nel VIII secolo vi erano bimbi che si esprimevano artisticamente vestiti da donna. Accadeva nella capitale, Baghdad, dei califfi abbasidi, una dinastia che governò il mondo islamico per oltre cinque secoli, dall’ottavo al tredicesimo. La pratica del travestimento dei bimbi continuò anche con l’impero ottomano, tanto che nacque, e si affermò, una categoria di ragazzi, i Kocek, che intrattenevano gli uomini con danze e canti, sempre vestiti da donna.
Un certo numero di viaggiatori europei riportò la propria testimonianza in relazione al fenomeno: attraversando il Turkestan,nel 1872, l'esploratore Eugene Shuyler osservò che "qui ragazzini maschi e giovani appositamente formati ed istruiti assumono il ruolo che in altri paesi hanno le danzatrici femmine". La sua opinione era che tali danze "non giungevano mai all'indecenza, anche se a volte potevano assumere un tono molto provocante.” I ragazzi-ballerini sono un istituto riconosciuto in tutto il territorio dell'Asia centrale. Una storia particolare riguarda la città di Taskent, dove la tradizione fiorì sino a quando una grave epidemia di colera convinse i mullah che il Bacha Bazi violava i precetti coranici.
Esiste una giustificazione religiosa o morale alla pratica dei Bacha Bazi?
La visione culturale e religiosa odierna si basa sull'idea che il contatto con un ragazzo, o un bambino, è sempre considerato puro, a differenza del rapporto con una donna che può essere impuro. In relazione a questa visione, la pratica del Bacha Bazi non è generalmente considerata neppure una violazione della Sharia. Il rapporto con un bimbo o un ragazzo è puro poiché si pratica il sesso intercrurale, ovvero una forma di sessualità non penetrativa: il pene si trova stretto tra le cosce del partner ed è spinto per creare attrito, simulando un rapporto sessuale penetrativo.
Nel 2010 la pratica della schiavitù sessuale dei minori fu conosciuta da tutto il mondo quando Radhika Coomaraswamy, responsabile della protezione dei minori delle Nazioni Unite, parlò della del Bacha Bazi in una conferenza stampa in Afghanistan. Il 18 luglio 2010 fu creata una commissione per migliorare la protezione dei bambini in Afghanistan. 
Lo sfruttamento sessuale dei ragazzi è all'ordine del giorno, compreso quello imposto dalle forze di sicurezza afgane.

Fabio Casalini

Bibliografia
Ferdinand Karsch-Haack: Die Rolle der Homoerotik im Arabertum – Gesammelte Aufsätze 1921–1928 (= Bibliothek rosa Winkel, Sonderreihe: Wissenschaft; Bd. 3). hrsg. von Sabine Schmidtke; Ferdinand Karsch, MännerschwarmSkript-Verlag, Hamburg 2005 

Jennifer Fisher, Anthony Shay (edit.): When men dance: choreographing masculinities across borders. Oxford University Press, Oxford/ New York 2009 

"Boys in Afghanistan Sold Into Prostitution, Sexual Slavery", Digital Journal, Nov 20, 2007 

Afghan boy dancers sexually abused by former warlords, Reuters, 18 novembre 2007 

Jon Boone, Foreign contractors hired Afghan 'dancing boys', WikiLeaks cable reveals, in The Guardian (London), 2 dicembre 2010


FABIO CASALINI – fondatore del Blog I Viaggiatori Ignoranti
Nato nel 1971 a Verbania, dove l’aria del Lago Maggiore si mescola con l’impetuoso vento che, rapido, scende dalle Alpi Lepontine. Ha trascorso gli ultimi venti anni con una sola domanda nella mente: da dove veniamo? Spenderà i prossimi a cercare una risposta che sa di non trovare, ma che, n’è certo, lo porterà un po’ più vicino alla verità... sempre che n’esista una. Scava, indaga e scrive per avvicinare quante più persone possibili a quel lembo di terra compreso tra il Passo del Sempione e la vetta del Limidario. È il fondatore del seguitissimo blog I Viaggiatori Ignoranti, innovativo progetto di conoscenza di ritorno della cultura locale. A Novembre del 2015 ha pubblicato il suo primo libro, in collaborazione con Francesco Teruggi, dal titolo Mai Vivi, Mai Morti, per la casa editrice Giuliano Ladolfi. Da marzo del 2015 collabora con il settimanale Eco Risveglio, per il quale propone storie, racconti e resoconti della sua terra d’origine. Ha pubblicato, nel febbraio del 2015, un articolo per la rivista Italia Misteriosa che riguardava le pitture rupestri della Balma dei Cervi in Valle Antigorio. Nel 2018 pubblica il suo secondo libro, in collaborazione con Rosella Reali, per la casa editrice Albatros dal titolo E' una storia da non raccontare. 

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