Quando si prova a scrutare tra le pieghe della Storia, anche e soprattutto quella recente, ci si imbatte talvolta in volti di persone apparentemente normali, storie minori e sconosciute che i libri non citano, quelle che i film non ritengono interessanti. Spesso però sono proprio queste vicende umane che ci aiutano ad inquadrare in maniera oggettiva e attendibile gli eventi drammatici che hanno caratterizzato alcuni periodi storici. Abbiamo già avuto modo, in particolare, di alzare i veli che hanno coperto per diverso tempo alcuni tremendi episodi della protesta degli indiani d’America negli anni ’70 del ‘900. Abbiamo conosciuto la figura di Anna Mae Aquash (1) una ragazza attivista per i diritti dei nativi americani, stuprata e uccisa nel 1975, vittima di un crudele gioco più grande di lei, prigioniera di una lotta senza quartiere tra l’FBI e l’AIM (American Indian Movement). Gli approfondimenti di quei terribili anni vissuti dagli abitanti delle riserve Sioux del South Dakota hanno fatto emergere dalle nebbie del tempo altri orrori, altre giovani innocenti vite schiacciate dalle violente contrapposizioni nate e sviluppatesi nell’America del XX secolo. Quello che segue è un altro spaccato di quei giorni difficili, il triste racconto della vita e della morte di Jancita Eagle Deer, una delle molte ragazze invisibili, nate e vissute ai margini della società, nelle riserve indiane degli Stati Uniti d’America.
Febbraio 1973, nella riserva Sioux di Crow Creek in South Dakota l’ufficiale di polizia tribale Roger C. Philbrick arresta un giovane uomo per guida in stato di ebbrezza. L’individuo, visibilmente ubriaco, è nudo dalla cintola in giù, insulta il poliziotto e si oppone al fermo. Al carcere di Fort Thompson l’uomo viene identificato in William John Janklow, rampante avvocato di primo grado, già responsabile dei servizi legali della riserva indiana di Rosebud ed ora in corsa come prossimo procuratore generale dello Stato del South Dakota, importante trampolino di lancio per una futura carriera politica nel partito repubblicano. In quel periodo tutta l’area è in fermento, le rivolte indiane si uniscono a quelle già in atto da parte di altre minoranze etniche in tutto il Paese.
L’FBI è in fibrillazione. Proprio in quei giorni circa 200 giovani Sioux dell’American Indian Movement (AIM) occupano simbolicamente con le armi il sito di Wounded Knee, dove nel 1890 centinaia di nativi furono massacrati dal 7° reggimento cavalleria (2), allo scopo di far conoscere al mondo intero le persistenti condizioni di oppressione ed emarginazione in cui versa la nazione indiana americana. Si crea un assedio che dura 71 giorni nei quali le parti avverse si scaricano addosso migliaia di proiettili: alla fine lo stallo si conclude e l’FBI patteggia la resa con Dennis Banks, indiano della tribù Ojibwa del Minnesota, capo dei rivoltosi e leader fondatore dell’AIM. Terminato l’assedio di Wounded Knee i disordini però permangono e la riserva indiana di Pine Ridge diventa un piccolo regno del terrore, le aggressioni contro il movimento e gli omicidi spesso impuniti si susseguono (23 morti solo nel 1973). In questa situazione la notizia dell’arresto di Janklow fa scalpore, l’avvocato è conosciuto come un acerrimo nemico del movimento tradizionalista indiano. Durante la campagna elettorale per la sua elezione a procuratore dichiara “L’unico modo per affrontare il problema indiano nel South Dakota è quello di mettere una pistola alle teste dei leader AIM e premere il grilletto”. Questo fa di lui un temibile avversario per Dennis Banks, il quale si interessa da vicino alle voci che circolano sul suo conto negli ambienti della riserva. Si parla dello stupro impunito di una ragazzina, di cui si sarebbe macchiato anni prima, nel 1967, l’allora giovane avvocato: la 15enne Jancita Eagle Deer, una Brulè Lakota della riserva di Rosebud. L’occasione è ghiotta, se le voci fossero vere la carriera di Janklow potrebbe essere messa in discussione. Per saperne di più Dennis Banks incarica un uomo fidato, il suo braccio destro Douglass Durham, indiano Ojibwa sangue misto, di accedere al rapporto investigativo dell’Ufficio per gli Affari Indiani che all’epoca aveva segnalato il reato all’FBI.
Questi i fatti che emergono:Gennaio 1967, Jancita Eagle Deer è una bella ragazzina Lakota sangue puro, capelli color pece e ciglia lunghe. Come molti bambini indiani frequenta la “Rosebud boarding school”, mantenuta agli studi dalla coppia cui è stata data in affidamento, John e Yvonne Arcoren, subentrati ai genitori naturali privati della patria potestà per motivi di alcoolismo. E’ una delle tante situazioni di povertà delle riserve indiane. Il 27enne avvocato Janklow, responsabile del programma legale dell’ente di Opportunità Economica (Office of Economic Opportunity – OEO) della riserva di Rosebud, cura gli aspetti legali dell’adozione poichè conosce bene i coniugi Arcoren. I due accettano di buon grado che la ragazzina, nel tempo libero, svolga anche mansioni di baby sitter presso la famiglia dell’avvocato. La sera del 13 gennaio, un sabato sera, Jancita ha appena finito di accudire i bambini. William si offre come sempre di accompagnarla a casa proponendole questa volta di portarla a ballare. Lo svago però dura poco: una strada sterrata nella campagna adiacente la US Highway 18, l’improvviso arresto dell’auto, le avances, il sedile reclinato, il tentativo di resistenza da parte della ragazzina. Poi lo stupro. Violento. Umiliante. Dopo dieci minuti l’uomo si ricompone, consente alla ragazzina di rimettersi le mutandine. L’orologio del cruscotto segna le 21.50, tira fuori tre banconote da un dollaro che consegna a Jancita intimandole di non raccontare niente. La giovane è frastornata, rimane in silenzio. Janklow l’accompagna davanti alla sala da ballo e se ne va. Lei vaga dolorante tutta la notte e tutta la mattina della domenica. Alle 13.00 si presenta alla matrona della scuola, Catherine Bordeaux, in lacrime le racconta tutto. “Sei sicura di quello che stai dicendo vero?” l’avverte l’insegnante “Una falsa affermazione potrebbe farti avere un sacco di problemi lo sai vero?” La Bordeaux però nota alcuni segni sulla pelle della ragazza e decide così di informare il supervisore Kaye Lord. Il lunedì la denuncia arriva all’Ufficio per gli Affari Indiani. L’investigatore della riserva Peter Pitchlynn dispone che la ragazza venga esaminata da un medico del Rosebud hospital: Jancita presenta alcune ecchimosi compatibili con un’aggressione ma viste le diverse ore trascorse, i sanitari non ritengono di dover svolgere alcun esame specifico sulle parti intime; pur non essendoci la certezza dello stupro, il rapporto viene comunque inviato al più vicino ufficio dell’FBI che, dopo aver sentito la difesa di Janklow - il quale naturalmente nega tutto - informa il procuratore generale. Un mese dopo un assistente del procuratore scrive all’FBI: “non sussistono prove sufficienti per supportare le accuse che la vittima avanza verso William John Janklow”. Il caso viene archiviato. La brillante studentessa Jancita si trova costretta ad abbandonare la scuola, si trasferisce da parenti a Des Moines nello Iowa, dove si chiude in sé stessa e, negli anni successivi, cade in depressione cominciando a bere smodatamente. Rimane incinta, si sposa e divorzia, incapace di controllare la propria dipendenza dall’alcool.
In quei giorni, nonostante le vigorose proteste di Anna Mae Aquash, Douglass Durham si impone con il suo carisma nei confronti di Jancita, la irretisce abusando sessualmente di lei e approfittando della sua fragilità psicologica, la tiene chiusa nel suo appartamento con un’improbabile promessa di matrimonio. “Non potevamo montare una sfida aperta contro di lui” dice Paula Giese “poiché nessuno dei capi dell’AIM ci avrebbe creduto”. Dennis Banks, nel suo libro di memorie (2005) ammette di aver ricevuto forti pressioni da Anna Mae per arginare il comportamento vergognoso tenuto da Durham nei confronti della ragazza, confermando di aver anche affrontato l’amico Doug per chiedergli spiegazioni. In ogni caso, nel gennaio 1975, Durham, incurante delle accuse di Anna Mae, carica Jancita sulla sua auto e la conduce a Phoenix, in Arizona. Quando lei cerca di avvertire la madre da una cabina telefonica lui la picchia selvaggiamente. E’ qui, in una casa dell’AIM a Phoenix, che Jancita confida a due giovani membri del movimento di avere scoperto che Douglass in realtà mantiene contatti segreti con l’FBI. Quando lui se ne accorge pesta a sangue i due ragazzi minacciandoli di morte. La copertura però è ormai diventata insostenibile e Durham, messo finalmente alle strette dai capi dell’AIM, confessa la verità e viene costretto a tenere una conferenza stampa a Chicago il 12 marzo 1975, in cui racconta ai giornalisti il suo ruolo di spia stipendiata dall’FBI, rivelandosi al mondo come un vero e proprio agente provocatore del Governo. Il movimento indiano è profondamente scosso alle fondamenta, Dennis Banks viene criticato da più parti per essersi fidato troppo di quel traditore, senza prestare attenzione invece alle voci critiche che si levavano dalle donne dell’AIM. I sospetti cominciano ad inquinare irrimediabilmente i rapporti nel quadro dirigenziale. Dopo la confessione e la sua espulsione dal movimento tradizionalista, Douglass Durham fa perdere le proprie tracce. Jancita Eagle Deer si dice sia tornata presso la sua famiglia originaria. Due settimane dopo, nella notte di venerdì 4 aprile 1975 lungo una strada rurale del Nebraska, due adolescenti a bordo di una GTO Pontiac incrociano all’improvviso una donna che barcolla e si sbraccia in mezzo alla strada. L’impatto con l’auto è inevitabile, la ragazza viene sbalzata a 50 metri di distanza, sul selciato. Muore sul colpo. I due ragazzi fuggono spaventati avvisando il 911. Gli agenti di polizia intervenuti identificano la giovane in Jancita Eagle Deer. I due giovani sono di buona famiglia mentre la ragazza è solo un’altra indiana uccisa. Il procedimento viene archiviato come incidente stradale involontario. Tuttavia, come dichiara successivamente il giornalista Steve Hendricks in un suo libro, l’avvocato dell’AIM Paula Giese, appena saputo della tragica fine della ragazza che conosceva bene, comincia a svolgere indagini per proprio conto. Paula interroga i due ragazzi investitori, i quali le confermano che, quella notte, tutto si è svolto in una frazione di secondo: la giovane è sbucata all’improvviso a bordo strada e sembrava chiedere aiuto, ma all’improvviso è balzata davanti ai fari, in maniera scomposta e repentina, finendo sotto le ruote quasi fosse stata spinta da qualcuno. Due donne, in quei giorni, contattano la Giese confermando che il pomeriggio del 3 aprile Jancita era stata vista insieme ad un uomo dai capelli scuri a bordo di una Chevrolet blu a Valentine nel Nebraska. Secondo le dichiarazioni lui la stava picchiando. La descrizione dell’uomo corrisponde a Douglass Durham.
Paula accede anche al rapporto del coroner che, tra le molteplici ferite dovute all’investimento, aveva rilevato anche segni di percosse sul cadavere, verosimilmente precedenti all’impatto con l’auto. Alle indagini private partecipa anche la matrigna di Jancita, Delphine Eagle Deer, sorella del leader spirituale della riserva di Rosebud, Leonard Crow Dog. Si parla anche di una misteriosa agenda che la ragazza avrebbe custodito e che risulta sia stata rubata dalla casa di Delphine. Pochi mesi dopo anche la matrigna di Jancita viene trovata uccisa nella riserva, picchiata a morte. Il caso figura tuttora catalogato come insoluto. Il 24 febbraio 1976 il corpo di Anna Mae Aquash viene rinvenuto con un colpo di pistola conficcato in testa, in fondo ad un dirupo delle “badlands”, non lontano da Rapid City. Stuprata e giustiziata da alcuni membri dell’AIM che la credevano un’informatrice dell’FBI. Doug Durham continuerà a svolgere il suo doppio gioco per l’FBI in diverse comunità fino a tutti gli anni ’90. Pochi anni prima della sua morte, avvenuta nel 2004 all’età di 66 anni, si dice fosse infiltrato in un gruppo di satanisti del Texas. William John Janklow nel 1978 viene eletto governatore del South Dakota, rimanendo in carica per 16 anni. La più lunga carica elettiva dello Stato. Nel 2002 diventa deputato alla camera dei Rappresentanti degli Stati Uniti per il partito repubblicano. Nel 2003 il suo nome torna alla ribalta perchè investe e uccide un motociclista, tale Randy Scott, mentre sfreccia alla guida della sua Cadillac. Arrestato dalla polizia, Janklow viene prosciolto perché i suoi avvocati riescono a dimostrare che, al momento dell’incidente, il deputato si trovava in stato confusionale non perché ubriaco bensì a causa di una forma patologica di ipoglicemia. Morirà nel 2012, all’età di 73 anni.
Sergio Amendolia
Approfondimenti sul blog “i viaggiatori ignoranti”:
Bibliografia:
- Johanna Brand, Vita e morte di Anna Mae Aquash. Xenia.
- Peter Matthiessen, Nello spirito di Cavallo Pazzo. Frassinelli.
- Mary Crow Dog, Lakota woman. Est.
- Steve Hendricks – The unquiet grave The FBI and the Struggle for the Soul of Indian Country. Paperback
- Rex Weyler, Blood of the Land: The Government and Corporate War Against First Nations. (fonti web).
Sitografia:
SERGIO AMENDOLIA
Nato 55 anni fa a Genova, sposato con 2 figli, 2 gatti e un cane, ho sempre guardato con stupore l'orizzonte e tutto ciò che quella linea rappresenta e contiene, convinto che dove il cielo finisce si celano sempre spazi e tempi lontani, spesso inesplorati o conosciuti poco e male. Forse per questo mi attira l'impostazione di questo blog ed i veli della Storia che gli articolisti provano spesso a sollevare, perché conoscere è importante e aiuta a capire ciò che siamo e come lo siamo diventati. Oltre alla nostra bella Italia ed alla sua impareggiabile ricchezza di arte e storia, mi affascinano molto gli scenari mozzafiato dell'Ovest Americano. In questi ultimi anni ne ho percorsi alcuni, ancora una volta cercando di varcare orizzonti i cui contorni sfuggono in continuazione, dimensioni che ho provato a malapena ad intuire nei volti dei nativi che ancora oggi si incontrano nelle riserve: a volte duri, scolpiti e aridi come i monoliti di arenaria rossa, probabilmente gli unici in grado di metabolizzare la sensazione di infinito che pervade quelle terre lontane. Per questo mi piace, quando il tempo libero me lo permette, collaborare con riviste e pagine web, tentando di approfondire le vicende che hanno caratterizzato la storia di quei popoli d'oltreoceano, in particolare l'epopea del West, con un occhio particolare agli uomini e alle donne che la vissero davvero, fuori dai luoghi comuni e dai grandi miti costruiti da Hollywood.