Il termine genocidio fu coniato da Raphael Lemkin, giurista polacco d'origine ebraica, studioso del genocidio armeno. Fu introdotto per la prima volta nel 1944 in un'opera dedicata all'Europa sotto la dominazione delle forze dell'Asse. Lemkin vide la necessità di coniare un neologismo per descrivere l'Olocausto, pur facendo riferimento anche al genocidio armeno.
Il giorno 11 dicembre del 1946, l'Assemblea generale delle Nazioni Unite riconobbe il crimine di genocidio con la risoluzione 96 come Negazione del diritto alla vita di gruppi umani, gruppi razziali, religiosi, politici o altri, che siano distrutti in tutto o in parte. Il 9 dicembre del 1948 fu adottata, con la risoluzione 260 A, la Convenzione per la prevenzione e la repressione del delitto di genocidio che definisce: Per genocidio si intende ciascuno dei seguenti atti, commessi con l'intenzione di distruggere, in tutto o in parte, un gruppo nazionale, etnico, razziale o religioso, come tale: uccisione di membri del gruppo; lesioni gravi all'integrità fisica o mentale di membri del gruppo; il fatto di sottoporre deliberatamente il gruppo a condizioni di vita intese a provocare la sua distruzione fisica, totale o parziale; misure miranti a impedire nascite all'interno del gruppo; trasferimento forzato di fanciulli da un gruppo ad un altro.
Spesso si è parlato di genocidio in riferimento ai nativi canadesi, frequentemente con titoli altisonanti che facevano preciso riferimento alle morti di massa dei bambini nativi negli orfanotrofi del Canada.
Occorre specificare alcune denominazioni rispetto alle problematiche create da un utilizzo improprio dei termini.
Occorre specificare alcune denominazioni rispetto alle problematiche create da un utilizzo improprio dei termini.
In Canada le Scuole aborigene residenziali furono una rete di collegi per gli indigeni canadesi Prime nazioni (nativi canadesi che non sono né Inuit né Meticci o Métis), Inuit e Métis. Tale istituzioni furono fondate dalla struttura governativa ed amministrate dalla Chiesa, prevalentemente Cattolica (60%) ma anche da quella Anglicana (30%) e dalla Chiesa unita del Canada. La condotta politica era quella di togliere i bambini dall'influenza delle loro famiglie e della loro cultura assimilandole alla cultura canadese dominante. La motivazione è spiegata dettagliatamente nel riassunto finale della Relazione della Commissione per la verità e la riconciliazione del Canada del 2015: “Alla base di queste argomentazioni c'era la convinzione che i colonizzatori stavano portando la civiltà a persone che non avrebbero mai potuto civilizzarsi. La missione civilizzatrice si fondava su una credenza di superiorità razziale e culturale”. Nel corso dell'esistenza del sistema, circa 150.000 bambini sono stati istruiti nelle scuole residenziali per aborigeni. I genitori e le famiglie dei bambini indigeni resistettero al sistema scolastico durante tutta la sua esistenza. I bimbi erano tenuti lontano dalle scuole ed in alcuni casi nascosti ai funzionari governativi incaricati di radunare i bambini delle diverse riserve.
Nel 1884 gli emendamenti all'Indian Act rendevano obbligatori la frequenza scolastica per i bambini indigeni di età compresa tra i 7 ed i 16 anni. Le modifiche includevano una serie di esenzione relative all'ubicazione della scuola, allo stato di salute dei bambini ed al loro precedente completamento degli studi scolastici. Agli inizi del XX secolo l'età d'ingresso alle scuole residenziali si abbassò tra i 6 ed i 15 anni e fu resa obbligatoria la frequenza a queste scuole. Questi cambiamenti furono richiesti e fortemente voluti dai missionari che si dicevano preoccupati dell'influenza delle famiglie e della loro cultura sui minori indigeni. Praticamente se non fossero stati prelevati alle famiglie d'origine, sarebbe stato complesso sottometterli alla cultura occidentale dominante. I problemi furono esposti da diversi giornali. Già nel 1907 il quotidiano Montreal Star riportò che il 42% dei bambini che frequentavano le scuole residenziali moriva prima dei 16 anni. Lo stesso giornale parlò di Vergogna nazionale. Da quel momento iniziò una lunga polemica popolare per le condizioni dei bambini all'interno delle strutture gestite dalla chiesa. Nel 1922 un medico e scrittore canadese, Peter Bryce, pubblicò un libro in cui espose le condizioni dei bambini indigeni parlando di un genocidio perpetrato ai danni dei nativi canadesi.
La domanda principale alle quale dobbiamo rispondere è la seguente: quali erano le condizioni dei bambini all'interno delle strutture governative-cristiane?
Gli studenti del sistema scolastico residenziale per indigeni si trovarono di fronte ad una moltitudine di abusi perpetrati da insegnanti ed amministratori, tra cui aggressioni sessuali e fisiche. Inoltre i ragazzi soffrivano di malnutrizione ed erano sottoposti ad una disciplina severa che non si verificò in nessun altro sistema scolastico. La punizione corporale era spesso giustificata dalla convinzione che fosse l'unico modo per salvare le anime dei selvaggi e renderli civili. Inoltre tali comportamenti deviati trovarono giustificazione nell'intenzione di punire, ma soprattutto scoraggiare, tentativi di fuga dalle scuole per indigeni. Come non bastassero le punizioni e l'indottrinamento religioso, le strutture soffrivano di sovraffollamento, di pessime condizioni igienico-sanitarie e di un sistema di riscaldamento inadeguato. L'assistenza medica era scarsa, quando presente. Queste orribili condizioni fisico-psicologiche contribuirono ad un numero elevatissimo di morti (in una singola scuola si raggiunse un tasso di mortalità del 69%, stando ai dati presentati da Bill Curry e Karen Howlett in un articolo del 24 aprile 2007 apparso sul quotidiano Globe and Mail dal titolo Natives died in droves as Ottawa ignored warnings). Negli anni cinquanta del secolo scorso le condizioni peggiorarono ulteriormente, qualora fosse possibile, in seguito alle modifiche del sistema scolastico canadese. Il governo decise di ridurre i finanziamenti alle scuole residenziali per aborigeni a favore delle scuole diurne. Le scuole gestite dalle Chiese canadesi si affidarono al lavoro forzato dei propri studenti per mantenere integre le strutture. La beffa derivava dal fatto che tali lavori forzati erano presentati come una scuola di formazione per abilità artigiane. Date le premesse, potete immaginare che le morti nelle scuole residenziali erano comuni. Il numero effettivo di decessi resta sconosciuto a causa della distruzione di documenti amministrativi e referti medici. Le ricerche della Commissione per la verità e riconciliazione hanno rilevato che almeno 3201 studenti fossero morti all'interno delle strutture, principalmente per malattia. Il numero dei morti potrebbe essere molto vicino al numero di 6000. Quale motivo alla base di questa discrepanza? Il numero di morti è impossibile da stabilire a causa dell'abitudine di seppellire gli studenti in tombe non segnate.
Nel giugno del 2008 giunsero le pubbliche scuse del governo canadese, per mano del primo ministro Stephen Harper. Nel 2009 una delegazione incontrò papa Benedetto XVI per ottenere le scuse formali sugli abusi verificatesi all'interno delle scuole residenziali per indigeni. Il Vaticano rilasciò un comunicato nel quale si diceva addolorato per ruolo della chiesa cattolica nel sistema scolastico residenziale canadese.
Ancora oggi esistono persone, a vari livelli, che si ostinano a negare il genocidio culturale dei nativi canadesi per mano delle scuole residenziali, gestite dalle varie chiese.
Ancora oggi si tende a giustificare i missionari che approdano in nuove terre a distribuire la parola di un Dio che a quelle terre non appartiene.
Tutto questo è un chiaro esempio di assimilazione culturale al pensiero occidentale.
In altre parole, colonialismo religioso.
Fabio Casalini
Curry, Bill; Howlett, Karen (April 24, 2007). "Natives died in droves as Ottawa ignored warnings". The Globe and Mail.
Bernard Bruneteau, Il secolo dei genocidi, ed. Il mulino, 2006
R. Gellately, B. Kiernan, Il secolo del genocidio, ed. Longanesi, 2006
Honouring the Truth, Reconciling for the Future, Truth and Reconciliation Commission of Canada, May 2015
Tasker, John Paul (May 29, 2015). "Residential schools findings point to 'cultural genocide', commission chair says". CBC News
Smith, Joanna (December 15, 2015). "Truth and Reconciliation Commission's report details deaths of 3,201 children in residential schools". Toronto Star
Harper, Stephen (June 11, 2008). "Statement of apology to former students of Indian Residential Schools". Indian and Northern Affairs Canada
Miller, James Rodger (1996). Shingwauk's Vision: A History of Native Residential Schools. University of Toronto Press
FABIO CASALINI – fondatore del Blog I Viaggiatori Ignoranti
Nato nel 1971 a Verbania, dove l’aria del Lago Maggiore si mescola con l’impetuoso vento che, rapido, scende dalle Alpi Lepontine. Ha trascorso gli ultimi venti anni con una sola domanda nella mente: da dove veniamo? Spenderà i prossimi a cercare una risposta che sa di non trovare, ma che, n’è certo, lo porterà un po’ più vicino alla verità... sempre che n’esista una. Scava, indaga e scrive per avvicinare quante più persone possibili a quel lembo di terra compreso tra il Passo del Sempione e la vetta del Limidario. È il fondatore del seguitissimo blog I Viaggiatori Ignoranti, innovativo progetto di conoscenza di ritorno della cultura locale. A Novembre del 2015 ha pubblicato il suo primo libro, in collaborazione con Francesco Teruggi, dal titolo Mai Vivi, Mai Morti, per la casa editrice Giuliano Ladolfi. Da marzo del 2015 collabora con il settimanale Eco Risveglio, per il quale propone storie, racconti e resoconti della sua terra d’origine. Ha pubblicato, nel febbraio del 2015, un articolo per la rivista Italia Misteriosa che riguardava le pitture rupestri della Balma dei Cervi in Valle Antigorio.