Nell'estate del 1949 l'ENI scopre un importante giacimento di petrolio che permetterà al suo direttore, Enrico Mattei, di condurre la società a competere con le grandi compagnie petrolifere. Il 1 luglio di quell'anno la Congregazione del Sant'Uffizio emana un decreto, chiamato la Scomunica dei comunisti, con il quale informa il mondo che chi è comunista, ateo o materialista non potrà essere assolto dai propri peccati.
Il 1 agosto è abolito il sistema di razionamento del pane e della pasta. Tre fatti che potrebbero condurre il nostro pensiero in un mondo lontano, intangibile, forse inesistente se non avessi riportato l'anno in cui tali avvenimenti accaddero: il 1949.
Il 1 agosto è abolito il sistema di razionamento del pane e della pasta. Tre fatti che potrebbero condurre il nostro pensiero in un mondo lontano, intangibile, forse inesistente se non avessi riportato l'anno in cui tali avvenimenti accaddero: il 1949.
Lo stesso anno accade un evento di cui tutti noi, bene o male, siamo a conoscenza, non fosse altro per la letteratura che scaturì dalle imprese di un uomo, un ciclista nato nella pianura piemontese.
Lo sport del pedale ha scritto la storia di questo paese, ne ha percorso prima i sentieri e poi le strade, quelle stesse strade che permisero all'Italia di non ricadere nel baratro della guerra civile grazie alle imprese, leggendarie, di un altro ciclista: Gino Bartali.
Il 10 giugno del 1949 si correva la tappa Cuneo-Pinerolo, di ben 254 chilometri. I corridori attraversarono luoghi, villaggi e paesi segnati da eterne dispute territoriali tra l'Italia e la Francia. Attraverso quei borghi affrontarono 5 colli alpini: la Maddalena, il Vars, l'Izoard, il Monginevro e il Sestriere. La partenza da Cuneo vedeva il reatino Adolfo Leoni in maglia rosa con un misero vantaggio su Fausto Coppi, poco più di 40 secondi. Gino Bartali era terzo, ma lontano, ad oltre 10 minuti. Il ritardo di Bartali nella classifica generale era dovuto ad un fatto avvenuto durante la prima tappa, la Palermo-Catania. Quel giorno di primavera faceva caldo, molto caldo. Gino decise di accettare la bevanda offerta da uno spettatore. Pochi istanti dopo iniziò a vomitare. Rischiò di non concludere la tappa. Nei momenti immediatamente successivi si parlò senza remore d' avvelenamento. Alcuni giornalisti ipotizzarono che i mandanti fossero da cercarsi in un gruppo di persone legate al giro di scommesse clandestine. Una seconda ipotesi, molto suggestiva, voleva che il mandante fosse il bandito Salvatore Giuliano, grandissimo tifoso di Fausto Coppi.
I postumi dell'avvelenamento non permisero a Bartali di competere nelle insidiose salite delle Dolomiti. L'ultima occasione per recuperare il distacco, e provare a guadagnare la maglia rosa, era la tappa Cuneo-Pinerolo.
Il 10 giugno Bartali ci provò. Era trascorsa una sola ora di gara quando scattò dietro Primo Volpi. Fausto Coppi era li, in attesa delle mosse degli avversari. Controllava lo svolgersi degli eventi. Poco dopo lo scatto di Gino decise che era il momento giusto per contrattaccare. Si portò sulle ruote dei fuggitivi e poco dopo s'involò da solo sulle rampe dei colli alpini. La letteratura vuole che lo scatto di Coppi giunse nel preciso istante in cui Bartali si avvicinò alla propria ammiraglia per chiedere informazioni e bevande. Gino non riuscì a riprendere le ruote del campionissimo. Coppi salutò la compagnia ed iniziò a compiere l'impresa.
Era trascorsa una sola ora di gara e davanti a se aveva tutta una tappa di montagna.
Tutte le radio erano accese. Al microfono vi era il grande epurato: Mario Ferretti. Il giornalista aveva aderito, nel 1943, alla Repubblica Sociale di Salò. Tale comportamento non fu ritenuto idoneo alla svolgimento della mansione in radio. Purtroppo non esistevano altre persone con la professionalità di Ferretti. Fu richiamato a furor di popolo.
Il 10 giugno cambiò la vita di Ferretti, di Coppi e della radio.
Il collegamento in diretta avvenne nei momenti cruciali della tappa. Mario Ferretti esordì con la frase che diventerà letteratura: «Un uomo solo è al comando della corsa, la sua maglia è bianco-celeste, il suo nome è Fausto Coppi».
Coppi compì l'impresa di percorrere in solitaria 192 chilometri.
L'uomo venuto dalla pianura galleggiava sui tornanti coperti di fango.
Volava su quelle strade inedite per il Giro d'Italia.
Bartali non fu in grado di fermarlo malgrado avesse più volte messo in difficoltà il campionissimo sulle salite.
Coppi giunse a Pinerolo 11 minuti e 52 secondi prima di Gino Bartali.
Il terzo, il grande e mai dimenticato, Alfredo Martini giunse a quasi 20 minuti.
La maglia rosa Adolfo Leoni si schiantò su quelle salite giungendo a Pinerolo con quasi 24 minuti di distacco.
La mattina prima della partenza il direttore sportivo chiese a Coppi che cosa volesse che mettesse nelle tasche dei suoi gregari per i rifornimenti, il campionissimo rispose: «pane, salame e lanternino». Il termine lanternino stava a significare che qualora lui fosse scattato ai suoi gregari sarebbe servito un lanternino per ritrovarlo.
Il decimo corridore che giunse a Pinerolo accusò un ritardo misurabile con una sveglia: 1 ora e 2 minuti.
La letteratura di quel giorno non è ascrivibile al solo Ferretti. Dino Buzzati fu incaricato di seguire il Giro d'Italia del 1949. Restano delle pagine indelebili di quel giorno di giugno del 1949 raccolte per Mondadori nel libro Dino Buzzati al Giro d'Italia. Una di queste gloriose testimonianze riporta: «All’improvviso uno di essi, minuscola macchietta arancione, si staccò dagli altri e più veloce guadagnò un pezzo di strada (era Primo Volpi, e subito si capì dai suoi colori che non era uno dei giganti). Però un’altra di quelle sagomette colorate di bianco e blu sgusciò immediatamente di fianco al gruppo, arcuando il dorso, schizzò avanti e in pochi istanti ebbe raggiunto la maglia arancione. Almeno cinquecento metri in linea d’aria ci separavano. “Ma è Coppi, è Coppi! Si vede benissimo dal suo stile”, gridarono. Infatti era proprio lui. Con celerità impressionante, se si pensava alla durezza del pendio, volò su per tre, quattro serpentine, trainandosi la macchiolina di color arancione. Ma ben presto restò solo.Il sonnolento dondolare della schiena si ruppe. Sulla scia di Coppi altri due scattarono, separandosi dal grosso. Poi un’altra coppia ancora. E Bartali? Non si muoveva il grande? Sì, lo vedemmo da centro del plotone districarsi, poggiare a destra, incalzare a strappi. Ma, strano, si sarebbe detto che lo faceva senza convinzione, che non ci credesse, che supponesse tutto quel tramestio una innocua finta. Poi risalimmo in macchina e tra incauti nembi e alterne luci di sole si raggiunse il passo della Maddalena, perdendo di vista i corridori.Non ne rivedremo più che due fino a Pinerolo. Il fuggiasco e l’inseguitore, i due massimi eroi, disputantisi a denti stretti il regno. Gli altri rimasero di dietro, sempre più indietro, separati da valloni e precipizi, lottando tra di loro strenuamente, ma ormai erano fuori di questione.»
Questa è una delle tante pagine della storia di questo paese che abbiamo il dovere di ricordare a chi verrà dopo di noi.
Fabio Casalini
FABIO CASALINI – fondatore del Blog I Viaggiatori Ignoranti
Nato nel 1971 a Verbania, dove l’aria del Lago Maggiore si mescola con l’impetuoso vento che, rapido, scende dalle Alpi Lepontine. Ha trascorso gli ultimi venti anni con una sola domanda nella mente: da dove veniamo? Spenderà i prossimi a cercare una risposta che sa di non trovare, ma che, n’è certo, lo porterà un po’ più vicino alla verità... sempre che n’esista una. Scava, indaga e scrive per avvicinare quante più persone possibili a quel lembo di terra compreso tra il Passo del Sempione e la vetta del Limidario. È il fondatore del seguitissimo blog I Viaggiatori Ignoranti, innovativo progetto di conoscenza di ritorno della cultura locale, che si avvia a diventare un vero e proprio modello di diffusione della tradizione popolare, dell’arte meno conosciuta, dei misteri e delle leggende conosciuti o meno, in un felice connubio con le moderne tecnologie. A Novembre del 2015 ha pubblicato il suo primo libro, in collaborazione con Francesco Teruggi, dal titolo Mai Vivi, Mai Morti, per la casa editrice Giuliano Ladolfi. Da marzo del 2015 collabora con il settimanale Eco Risveglio, per il quale propone storie, racconti e resoconti della sua terra d’origine. Ha pubblicato, nel febbraio del 2015, un articolo per la rivista Italia Misteriosa che riguardava le pitture rupestri della Balma dei Cervi in Valle Antigorio.