Chi si ricorda la scena di quel capolavoro di animazione di “Nighmare before Christmas” in cui Jack Skeletron, trovandosi nella foresta “delle feste”, si trova dinnanzi ad un albero con il simbolo di un uovo colorato, porta di accesso alle feste Pasquali?
E, sempre citando il film tratto dalla storia di Tim Burton, chi può dimenticare quel coniglietto rosa con un cestino di uova con una fascia - stile miss Italia - con la scritta Happy Easter?
Si tratta del coniglietto pasquale, Easter Bunny in inglese, uno dei simboli della Pasqua, molto in voga nei paesi anglosassoni e tedeschi. Una figura, nato in ambito del luteranesimo tedesco, il cui ruolo, nella cultura pop contemporanea, è molto interessante e fonte di notevoli sviluppi. Infatti viene citato da gran parte delle produzioni mediatiche dedicate a questo periodo dell’anno: lo cita, come visto, Tim Burton, inoltre è uno dei protagonisti del film di animazione Dreamworks Le cinque leggende (il cui titolo originale, Rise of the guardians, è molto più interessante rispetto al corrispettivo italiano, sottintendendo il ruolo di “guardiani” del calendario tradizionale, una sorta di “santi di marca” di matrice postmoderna e pop). E’ interessante notare come il Coniglio Pasquale delle 5 leggende - vero nome E. Aster Bunnymund, tradotto in E. Aster Calmoniglio - nel lungometraggio del 2012 litighi continuamente con Babbo Natale - alias Nicholas St Nord - su quale festa sia la più importante, se Natale o Pasqua.
Per cercare di capire il motivo di questa lite tra le due figure non bisogna dimenticare che il Coniglio assume, tradizionalmente, un ruolo simile a quello di Babbo Natale: ha infatti il compito di “valutare” i bambini, di giudicare se sono stati buoni o cattivi. Solitamente è rappresentato mentre porta, in un apposito cestino o infilzate su rami, uova colorate, dolcetti e persino giocattoli. Proprio come Santa Claus, nel folklore, porterà, nella notte della vigilia di Pasqua, regali ai bambini buoni. Nel lungometraggio appare come un coniglio australiano alto 1.85 metri, guardiano della natura, esperto di arti marziali, che combatte utilizzando uova di Pasqua esplosive e boomerang. Ma, come spesso accade nella cultura pop contemporanea (preferisco evitare il termine popolare proprio per evitare di creare inutile confusione con il termine “cultura popolare” che sottintende il mondo della tradizioni - nda), alla base di questi importanti personaggi ci sono cristianizzazioni di antichi culti pagani, archetipi leggendari ancestrali e - come accade negli ultimi tempi - un po’ di marketing. Da Eostre a Nighmare before Christmas Il coniglio - o meglio la lepre - è simbolo della primavera: le sue radici sono molto antiche, probabilmente precristiane, sopravvissute fino ai nostri giorni proprio grazie ad una “sussunzione”, un assorbimento, nella cultura cristiana.
Le lepri, infatti, a causa soprattutto della loro grande fertilità, proprio in primavera, erano simbolo della rinascita e del rinnovamento della vita, così come le uova - altro simbolo Pasquale -. Sempre secondo alcuni studi portati avanti nella seconda metà del Novecento, il rapporto tra usanze precrisitane e Coniglio Pasquale è testimoniato anche dall’etimologia anglosassone del termine.
Il “coniglio pasquale”, in inglese Easter Bunny, è legato infatti al culto della divinità sassone Eostre, patrona della primavera e dell’alba (intesa come rinascita). Il primo studioso a raccontare la storia della lepre pasquale fu Jacob Grimm - lo stesso che raccolse il vasto corpus di fiabe europee che ancora oggi leggiamo ai nostri figli -, nel 1835, collegandolo anche lui alla divinità Eostre. Guardiamo anche l’iconografia medioevale: nelle chiese, infatti, troviamo le lepri come animali considerati ermafroditi, che potevano riprodursi senza perdere la verginità, associandole quindi, semanticamente, alla Vergine Maria. Ecco quindi che, in alcuni manoscritti medievali del Nord Europa, troviamo dipinti che associano lepri a figure della Sacra famiglia, con Maria e il Bambin Gesù. In ambito cristiano si narra che sant’Ambrogio indicò la lepre come un simbolo di resurrezione: il manto dell’animale, infatti, cambia colore a seconda della stagione. Il coniglio divenne così simbolo della Pasqua nella Germania del XV secolo, quando iniziarono ad essere preparati dei dolci a forma di coniglio o di lepre. In Svizzera i congili di cioccolato sono la consuetudine, ma anche in Italia si stanno, piano piano, diffondendo. Basti pensare al Gold bunny della Lindt, con la sua carta dorata ed il campanellino attaccato al corro, piuttosto che i primi coniglietti della Kinder. La caccia alle uova Ed a proposito di Kinder, osserviamo la pubblicità che in questi giorni sta andando in onda sulle televisioni. Si propone di organizzare, anche in Italia, la “Caccia alle uova di cioccolato”, usanza diffusissima in Usa (chi non ricorda la caccia all’uovo organizzata da Obama o Clinton nella Casa Bianca?), in versione casalinga. Nella breve clip pubblicitaria si vedono ovetti Kinder di varie dimensioni nascosti in casa e giardino, e bambini, aiutati da genitori e nonni, che ne danno la caccia. Un’attività familiare, divertente, proposta quasi come uno svago postprandiale… Ma, come spesso accade, anche gli aspetti più marginali e meno studiati - come ad esempio la pubblicità di uova di Pasqua di una multinazionale - possono fornire interessanti spunti di riflessione.
La diffusione del coniglio pasquale sarà una sorta di nuovo Halloween?
Halloween, come è noto, era una festa europea, progressivamente abbandonata nell’antico continente, portata nel Nuovo mondo dove ha attecchito con grandissimi risultati e, inaspettatamente, rientrata fortemente e prepotentemente in auge anche in Italia negli ultimi anni. Fino ad una quindicina di anni fa, infatti, in Italia si andava a vedere un film dell’orrore, la questua mascherata, soprattutto, tra i bambini, si è diffusa in questi ultimi anni. Diffusa talmente tanto che i supermercati creano allestimenti ad hoc e, per molti bambini, è un punto fondamentale per il loro calendario festivo annuale, diventando l’evento festivo antecedente il Natale. Che la tradizione stia entrando anche nel contesto italiano è dimostrato anche dal fatto che, nelle principali città italiane, quali Roma, Milano, Torino o Napoli, si siano allestite delle cacce alle uova pasquali, “guidate” da un coniglio Pasquale, di nome e di fatto. Cosa succederà nei prossimi anni? Nessuno può dirlo. Forse il Coniglio Pasquale, anche in Italia, ingaggerà una sorta di “battaglia” (metaforica) con Babbo Natale per entrare nel calendario festivo. Forse questa mania si smorzerà progressivamente fino a diventare un ricordo. O forse, terza ipotesi, si trasformerà in qualcosa di altro. Non si può fare una previsione a priori di quello che accadrà prossimamente, ma di sicuro, come dimostrato dall’ingresso del coniglio anche nei prodotti di massa e nella pubblicità, qualcosa cambierà nella nostra percezione della festa di Pasqua, evento calendariale nato per celebrare la primavera e la rinascita. Perché la cultura, non dimentichiamolo, è qualcosa di vivo e che cambia continuamente sotto i nostri occhi, senza quasi che ce ne accorgiamo.
Luca Ciurleo
E, sempre citando il film tratto dalla storia di Tim Burton, chi può dimenticare quel coniglietto rosa con un cestino di uova con una fascia - stile miss Italia - con la scritta Happy Easter?
Si tratta del coniglietto pasquale, Easter Bunny in inglese, uno dei simboli della Pasqua, molto in voga nei paesi anglosassoni e tedeschi. Una figura, nato in ambito del luteranesimo tedesco, il cui ruolo, nella cultura pop contemporanea, è molto interessante e fonte di notevoli sviluppi. Infatti viene citato da gran parte delle produzioni mediatiche dedicate a questo periodo dell’anno: lo cita, come visto, Tim Burton, inoltre è uno dei protagonisti del film di animazione Dreamworks Le cinque leggende (il cui titolo originale, Rise of the guardians, è molto più interessante rispetto al corrispettivo italiano, sottintendendo il ruolo di “guardiani” del calendario tradizionale, una sorta di “santi di marca” di matrice postmoderna e pop). E’ interessante notare come il Coniglio Pasquale delle 5 leggende - vero nome E. Aster Bunnymund, tradotto in E. Aster Calmoniglio - nel lungometraggio del 2012 litighi continuamente con Babbo Natale - alias Nicholas St Nord - su quale festa sia la più importante, se Natale o Pasqua.
Per cercare di capire il motivo di questa lite tra le due figure non bisogna dimenticare che il Coniglio assume, tradizionalmente, un ruolo simile a quello di Babbo Natale: ha infatti il compito di “valutare” i bambini, di giudicare se sono stati buoni o cattivi. Solitamente è rappresentato mentre porta, in un apposito cestino o infilzate su rami, uova colorate, dolcetti e persino giocattoli. Proprio come Santa Claus, nel folklore, porterà, nella notte della vigilia di Pasqua, regali ai bambini buoni. Nel lungometraggio appare come un coniglio australiano alto 1.85 metri, guardiano della natura, esperto di arti marziali, che combatte utilizzando uova di Pasqua esplosive e boomerang. Ma, come spesso accade nella cultura pop contemporanea (preferisco evitare il termine popolare proprio per evitare di creare inutile confusione con il termine “cultura popolare” che sottintende il mondo della tradizioni - nda), alla base di questi importanti personaggi ci sono cristianizzazioni di antichi culti pagani, archetipi leggendari ancestrali e - come accade negli ultimi tempi - un po’ di marketing. Da Eostre a Nighmare before Christmas Il coniglio - o meglio la lepre - è simbolo della primavera: le sue radici sono molto antiche, probabilmente precristiane, sopravvissute fino ai nostri giorni proprio grazie ad una “sussunzione”, un assorbimento, nella cultura cristiana.
Le lepri, infatti, a causa soprattutto della loro grande fertilità, proprio in primavera, erano simbolo della rinascita e del rinnovamento della vita, così come le uova - altro simbolo Pasquale -. Sempre secondo alcuni studi portati avanti nella seconda metà del Novecento, il rapporto tra usanze precrisitane e Coniglio Pasquale è testimoniato anche dall’etimologia anglosassone del termine.
Il “coniglio pasquale”, in inglese Easter Bunny, è legato infatti al culto della divinità sassone Eostre, patrona della primavera e dell’alba (intesa come rinascita). Il primo studioso a raccontare la storia della lepre pasquale fu Jacob Grimm - lo stesso che raccolse il vasto corpus di fiabe europee che ancora oggi leggiamo ai nostri figli -, nel 1835, collegandolo anche lui alla divinità Eostre. Guardiamo anche l’iconografia medioevale: nelle chiese, infatti, troviamo le lepri come animali considerati ermafroditi, che potevano riprodursi senza perdere la verginità, associandole quindi, semanticamente, alla Vergine Maria. Ecco quindi che, in alcuni manoscritti medievali del Nord Europa, troviamo dipinti che associano lepri a figure della Sacra famiglia, con Maria e il Bambin Gesù. In ambito cristiano si narra che sant’Ambrogio indicò la lepre come un simbolo di resurrezione: il manto dell’animale, infatti, cambia colore a seconda della stagione. Il coniglio divenne così simbolo della Pasqua nella Germania del XV secolo, quando iniziarono ad essere preparati dei dolci a forma di coniglio o di lepre. In Svizzera i congili di cioccolato sono la consuetudine, ma anche in Italia si stanno, piano piano, diffondendo. Basti pensare al Gold bunny della Lindt, con la sua carta dorata ed il campanellino attaccato al corro, piuttosto che i primi coniglietti della Kinder. La caccia alle uova Ed a proposito di Kinder, osserviamo la pubblicità che in questi giorni sta andando in onda sulle televisioni. Si propone di organizzare, anche in Italia, la “Caccia alle uova di cioccolato”, usanza diffusissima in Usa (chi non ricorda la caccia all’uovo organizzata da Obama o Clinton nella Casa Bianca?), in versione casalinga. Nella breve clip pubblicitaria si vedono ovetti Kinder di varie dimensioni nascosti in casa e giardino, e bambini, aiutati da genitori e nonni, che ne danno la caccia. Un’attività familiare, divertente, proposta quasi come uno svago postprandiale… Ma, come spesso accade, anche gli aspetti più marginali e meno studiati - come ad esempio la pubblicità di uova di Pasqua di una multinazionale - possono fornire interessanti spunti di riflessione.
La diffusione del coniglio pasquale sarà una sorta di nuovo Halloween?
Halloween, come è noto, era una festa europea, progressivamente abbandonata nell’antico continente, portata nel Nuovo mondo dove ha attecchito con grandissimi risultati e, inaspettatamente, rientrata fortemente e prepotentemente in auge anche in Italia negli ultimi anni. Fino ad una quindicina di anni fa, infatti, in Italia si andava a vedere un film dell’orrore, la questua mascherata, soprattutto, tra i bambini, si è diffusa in questi ultimi anni. Diffusa talmente tanto che i supermercati creano allestimenti ad hoc e, per molti bambini, è un punto fondamentale per il loro calendario festivo annuale, diventando l’evento festivo antecedente il Natale. Che la tradizione stia entrando anche nel contesto italiano è dimostrato anche dal fatto che, nelle principali città italiane, quali Roma, Milano, Torino o Napoli, si siano allestite delle cacce alle uova pasquali, “guidate” da un coniglio Pasquale, di nome e di fatto. Cosa succederà nei prossimi anni? Nessuno può dirlo. Forse il Coniglio Pasquale, anche in Italia, ingaggerà una sorta di “battaglia” (metaforica) con Babbo Natale per entrare nel calendario festivo. Forse questa mania si smorzerà progressivamente fino a diventare un ricordo. O forse, terza ipotesi, si trasformerà in qualcosa di altro. Non si può fare una previsione a priori di quello che accadrà prossimamente, ma di sicuro, come dimostrato dall’ingresso del coniglio anche nei prodotti di massa e nella pubblicità, qualcosa cambierà nella nostra percezione della festa di Pasqua, evento calendariale nato per celebrare la primavera e la rinascita. Perché la cultura, non dimentichiamolo, è qualcosa di vivo e che cambia continuamente sotto i nostri occhi, senza quasi che ce ne accorgiamo.
Luca Ciurleo