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Porsche, il costruttore che mise le ruote a Hitler

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Un'automobile rappresenterà il simbolo della Germania, e del miracolo economico seguente la disfatta del secondo conflitto mondiale. Quel veicolo sarà il Maggiolino della Volkswagen. Sarà la prima volta che milioni di tedeschi realizzeranno il sogno dell'automobile sotto casa.
Questo sogno viene da lontano, molto lontano. 
Berlino, 20 aprile 1938.
Ricorrenza fondamentale nel Terzo Reich.
Il costruttore Ferdinand Porsche offre al festeggiato un singolare, ed unico, regalo di compleanno: il modello di una volkswagen.
Un regalo personale.
Un ringraziamento di Porsche alla persona che gli ha permesso di realizzare il sogno della macchina del popolo tedesco, poiché il termine Volkswagen è traducibile come vettura del popolo.
Chi è il personaggio che riceve un dono così particolare e simbolico?
Il suo nome è Adolf Hitler.
Molte domande cui devo dare risposta.
Chi è Ferdinand Porsche?
Perché regala il modello di un'automobile ad Adolf Hitler?
Ferdinand Porsche nacque a Mattersdorf, nella Boemia settentrionale, nel 1875. All'epoca della nascita la Boemia era inclusa nell'impero austro-ungarico. Frequentò le scuole a Liberec per trasferirsi a Vienna nel 1898, all'età di 23 anni. Essendo un tecnico brillante, trovò impiego presso un'azienda che produceva carrozze per la casa imperiale d'Austria, Norvegia, Svezia e Romania. Uno dei primi momenti fondamentali della sua vita da costruttore di veicoli fu l'Esposizione Universale di Parigi del 1900. In quell'occasione presentò un veicolo a trazione integrale dotato di motore a combustione interna. Il progetto riceverà complimenti e premi, tali da permettere al giovane Porsche di farsi notare dalla casa regnante d'Austria.
Tornò a Vienna, dove si dedicò allo studio e alla progettazione di altri veicoli. In quel periodo nella capitale d'Austria viveva un aspirante pittore, che non riuscì a superare l'esame d'ammissione all'accademia delle Belle Arti. Per vivere dipingeva cartoline ad acquarello. Il suo nome è Adolf Hitler.
Quando avvenne il primo contatto tra i due personaggi?
Porsche, divenuto Direttore Tecnico della Austro-Daimler, costruì il motore del primo aereo austriaco, l'Etrich Taube. Una folla immensa si radunò nelle vicinanze di Vienna per assistere al primo volo dimostrativo dell'aeroplano. Confuso tra la folla anche il giovane pittore, fallito, Adolf Hitler.
La prima guerra mondiale modificò le modalità di combattimento.
Il primo conflitto permise un'enorme sviluppo tecnologico.
Porsche produsse un auto-treno d'artiglieria, che permise di mettere le ruote all'esercito del proprio paese e che gli consentì di ricevere la Croce da Ufficiale di Francesco Giuseppe con decorazione di guerra. Sui campi di battaglia, uno sconosciuto portaordini ricevette la croce di ferro, ma si ricorderà dei mezzi d'artiglieria progettati da Porsche.
Quel semplice soldato era Adolf Hitler.
Nel 1917 Porsche fu nominato direttore generale della Austro-Daimler. Nel 1922 presentò il veicolo Sascha, che partecipò alle prime competizioni sportive. Nello stesso anno partecipò alla Targa Florio ottenendo le prime due posizioni nella propria classe d'appartenenza. L'anno successivo fu assunto dalla Daimler di Stoccarda con la qualifica di direttore tecnico e membro del Consiglio d'Amministrazione. Si occupò della Mercedes, modificando completamente e portandola alla conquista della vittoria assoluta della Targa Florio.
Tra un successo e l'altro, ottenne quello che riteneva il sogno di una vita: nel 1931 fondò, a Stoccarda, la F. Porsche GmbH, nucleo originario dell'azienda Porsche.
Il tramonto di un sogno anticipa l'alba di uno più importante.
Ferdinand Porsche iniziò a pensare ad un nuovo grande progetto: dotare ogni tedesco di un'automobile. Descrive i suoi pensieri nella Relazione per una macchina del popolo tedesco.
Ritenendo fondamentale il suo lavoro, decise d'inviarla a Hitler, che ne frattempo era salito al potere in Germania.
Berlino, aprile 1934.
Hitler ricevette Porsche nella hall di un albergo: incaricò l'ingegnere di progettare e realizzare la vettura. Porsche s'impegnò a presentare il prototipo entro un anno.
Il prezzo dell'automobile fu fissato da Hitler in persona in 990 marchi tedeschi.
Era l'inizio della motorizzazione di massa, ad imitazione di quanto avvenuto negli anni precedenti degli Stati Uniti grazie a Ford.
14 febbraio 1935, discorso di Hitler al Salone Automobilistico Internazionale:“Mi rallegro che l'abilità di un brillante progettista e la collaborazione del suo staff siano riusciti a mettere a punto i progetti preliminari per la macchina del popolo tedesco. I primi esemplari potranno essere collaudati a partire dalla metà di quest'anno”.
Le prime volkswagen riuscirono a compiere dei viaggi di prova, ma il motore ed il telaio ancora non soddisfano il progettista.
Ritardo s'accumulò a ritardo.
Luglio 1936.
Lontano dai clamori e dalle pubbliche parole di Hitler, due macchine del popolo uscirono dal garage di Porsche.
La loro meta?
Il rifugio tra le montagne di Adolf Hitler.
Il Fuhrer fu entusiasta e ordinò che in autunno potesse, finalmente, avere inizio la produzione di massa.
Porsche, insieme ai ministri nazisti, decise d'iniziare la costruzione del più grande stabilimento della Germania. La scelta cadde sulle sponde del canale Reno-Elba, poiché i militari ritenevano quel sito non attaccabile da eventuali bombardamenti nemici. Scelsero anche un luogo ove sarebbe stata costruita una nuova città attorno allo stabilimento, la futura Wolfsburg.
Lo stabilimento fu costruito dal Fronte del Lavoro Tedesco, la manodopera forzata di Hitler.
Il finanziamento derivò da denaro rubato: è risaputo che i soldi furono confiscati indebitamente, nel 1933, dalle tasche dei sindacati tedeschi.
Joseph Goebbels, dopo una visita al cantiere, scrisse: “Stiamo creando una grande cosa che farà felice il Fuhrer”.
La cerimonia di posa della prima pietra, presieduta ovviamente da Hitler, si svolse nel 1938. Il dittatore si rivolse ai 50000 presenti con le seguenti parole: “Con la posa della prima pietra, inauguro uno stabilimento che sono convinto diventerà un simbolo del grande popolo nazionalsocialista”.
Ferdinand Porsche, in quel preciso istante, raggiunse il suo traguardo: sedere con il Fuhrer sul sedile posteriore della macchina del popolo, la Volkswagen.
Divenne il responsabile della fabbrica dei sogni di Hitler.
Porsche non trascurò nulla.
Sessante uomini delle SS furono ingaggiati come collaudatori della macchina del popolo tedesco.
Nei sei mesi successivi saranno percorsi oltre 2,500,000 di chilometri.
Durante lo stesso anno Hitler omaggiò il dottor Porsche con il Premio Nazionale del Reich.
Con lo scoppio della seconda guerra mondiale, il patrimonio di conoscenze ed intuizioni tecniche di Porsche fu sfruttato dal partito nazista a fini bellici. Il geniale costruttore progettò due carri armati ed una versione militare della macchina del popolo, il Maggiolino, che assunse il nome di Volkswagen Kubelwagen. Realizzerà altresì un modello anfibio, partendo sempre dal progetto iniziale, denominato Volkswagen Schwimmwagen.
Nel maggio del 1942, Hitler decise di onorarlo del premio di Pioniere del Lavoro.
Il dottor ingegnere Porsche era molto legato al potere nazista.
Del rapporto con Hitler si è, ampiamente, compreso, ma non possiamo scordarci del supporto ottenuto dal capo indiscusso delle SS, Heinrich Himmler. Porsche otterrà il grado di Oberfuhrer delle SS, traducibile in Capo Maggiore, grazie all'idea e allo sviluppo tecnologico della macchina del popolo nella versione anfibia.
I sostenitori di Ferdinand Porsche hanno sempre ribadito che al costruttore poco interessava la politica.
Siamo così sicuri di queste affermazioni?
Una domanda deve risuonare nelle nostre menti: è possibile separare la produzione industriale di Porsche dal suo coinvolgimento nella politica nazista e nella guerra di Hitler?
I documenti sono impietosi.
Porsche chiedeva direttamente ad Hitler l'invio della manodopera necessaria alla produzione dei veicoli da lui progettati. Il Fuhrer autorizzava l'invio di uomini dai campi di concentramento. I lavoratori forzati, una volta terminato il proprio compito, potevano tornare nei luoghi dai quali erano partiti, se non fossero morti duranti i massacranti turni di lavoro o per le arbitrarie punizioni dei guardiani.
In un caso, la costruzione di una fonderia d'alluminio, i documenti narrano della presenza di oltre 3000 lavoratori forzati ebrei, reclutati nei campi della morte.
Siamo sicuri che Porsche non decise d'aderire volontariamente al nazismo?
Ferdinand Porsche nel 1934 chiese la cittadinanza tedesca, poiché Hitler considerava gli abitanti della Cecoslovacchia dei subumani. Non solo, presentò domanda di rinuncia alla cittadinanza cecoslovacca presso il consolato del suo paese natale a Stoccarda.
Nel 1937 entrò nel Partito Socialista Nazionale dei Lavoratori Tedeschi, come membro numero 5.643.287.
Entrò nelle SS di Himmler sino a raggiungere il grado di Oberfuhrer.
Pochi dubbi sull'appartenenza del dottor Porsche all'ideologia nazista, d'altronde sedere sul sedile posteriore dell'automobile del popolo avendo a fianco il diavolo in persona non dovrebbe lasciare dubbi.
L'esercito della Germania fu sconfitto da quello alleato.
Finita la guerra cosa accadde al costruttore del diavolo?
Ferdinand Porsche, la moglie e il figlio, furono arrestati come criminali di guerra.
Le forze di occupazione francesi terranno prigioniero il progettista per due anni, nelle carceri di Baden-Baden, Parigi e Digione.
Non comparirà mai dinanzi ad un tribunale alleato.
Non pronuncerà mai una parola di pentimento.
Ferdinand Porsche morirà da uomo libero il 30 gennaio del 1951.

Fabio Casalini

Bibliografia
Hiott, Andrea - Pensare in piccolo: The Long strano viaggio della Volkswagen Beetle - Random House, 2012

Barber, Chris - Nascita del Maggiolino: Lo sviluppo della Volkswagen di Ferdinand Porsche - 2008

Ludvigsen, Karl E. - Porsche: Eccellenza si aspettava - La storia globale della società, le sue auto e la sua corsa - Heritage. Brooklands Books 2008

Hans Mommsen; Manfred Grieger - Das Volkswagen und seine Arbeiter im Dritten Reich , ECON Verlag, Düsseldorf 1996

Peter Müller - Ferdinand Porsche. Der Vater des Volkswagen - 4. Aufl. 1998 

Eberhard, Rieger - Auto del Popolo: una storia globale del Maggiolino Volkswagen . Harvard University Press - 2013

Bernhard, Reuss - Motor Racing Battaglie di Hitler: Le frecce d'argento sotto lo svastica - 2008

Martin Pfundner - Austro Daimler e Steyr. Rivalen bis zur Fusion. Die frühen Jahre des Ferdinand Porsche - Böhlau, Wien 2007.

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