Parte I: l’uomo con la maschera
Quando decidiamo di diventare genitori il primo pensiero che facciamo in genere è in merito al sesso del nascituro: sarà maschio o femmina?
Il secondo è speriamo che sia in buona salute.
Da mamma di un bambino sano, vivace e allegro, mi sento ogni giorno fortunata per la possibilità che la vita mi ha dato di vederlo crescere normalmente.
Non tutti i genitori hanno questa fortuna. Sono situazioni che ti cambiano la vita e spesso chi si trova in stato di necessità è costretto a rivolgersi per un aiuto alle istituzioni, pubbliche o religiose, per un supporto materiale e psicologico.La fiducia in questi casi è fondamentale, perché il genitore affida ad estranei il bene più prezioso che ha. Mai si può pensare che qualcuno, all’interno dell’istituto in cui un figlio “speciale” è ospitato possa fare del male a quel bambino, possa approfittare della sua ingenuità, della sua disabilità, della sua incapacità a comunicare.
Eppure accade ogni giorno, lo vediamo nei telegiornali, in cui passano immagini di violenza e sopraffazione, ad opera di persone che abusano della propria posizione di supremazia per ferire chi difese non ha.
Lo scorso giugno ho avuto modo di vedere un film. Se ne è parlato troppo poco. L’argomento non è ludico ed è basato su una storia vera.
Ma questo film ha fatto tremare il Vaticano e le sue istituzioni, mettendo di fronte la Chiesa Cattolica all’orrore che per decenni ha tenuto celato.
“Se rimane un segreto non ci sono problemi…”
Si parla del male che serpeggia fra i banchi delle Chiese, si cela dietro una nuvola di incenso che sala alta verso il cielo per espiare le colpe terrene, si nasconde dietro il colletto bianco di un uomo vestito di nero, sotto una tonaca di cui tutti si fidano e si sono fidati.
Quell’uomo, come molti altri porta una maschera ogni giorno, per anni, la maschera dell’uomo nero, dell’incubo che arriva di notte e ti accompagna tutta la vita, che ti strappa l’infanzia, che ti fa sentire solo, sporco e sbagliato, mentre quello sbagliato è lui, l’uomo con la maschera. Il male nascosto per anni, con il silenzio comprato in dollari grondanti dolore.
Tutto è rimasto nascosto fino al giorno in cui le vittime non hanno pronunciato due parole: abusi sessuali.
Una lettera rompe il silenzio. È inviata al Cardinal Angelo Sodano e dice così: “…. Sono furioso con un prete cattolico, Lawrence Murphy, e voglio sapere se il Papa Giovanni Paolo II lo scomunicherà… Sono sicuro che il Papa sa che ci sono molti preti che, in America, hanno molestato bambini UDENTI. Ma io voglio raccontargli la mia storia. I preti hanno molestato anche bambini SORDI. Io sono uno di loro.”
Siamo all’istituto Saint John a Milwaukee, scuola per bambini non udenti.
Un luogo sicuro, un posto in cui suore vestite in bianco e nero, un prete e alcuni insegnati specializzati impartiscono lezioni a bambini non udenti per apprendere il linguaggio dei segni.
Questo luogo lo chiamano casa.
L’istituto Saint John è un grande edificio in pietra, con un parco immenso, campi da gioco, prati, spazi in cui stare insieme al sicuro, un cortile con una grande statua di Gesù, subito visibile all’arrivo, che tiene le mani sulla testa di due bambini.
Gesù ama i bambini, i bambini amano Gesù.
All’interno le aule, la palestra, il refettorio, le sale di lettura, il teatro, la Chiesa, e grandi camerate sempre gremite, per la maggior parte del tempo, in cui tutti dormono insieme, protetti dal mondo.
Ogni mattina la messa è un momento di condivisione, di gioia, essere cattolici è il desiderio comune. È un orgoglio.
Dal 1950 al 1974, per un tempo davvero considerevole, padre Lawrence Murphy entra a far parte dello staff dell’istituto Saint John, con mansioni diverse, con una promozione. Per oltre vent’anni l’uomo con la maschera porta il male in questo luogo sicuro.
Mite, gentile, benvoluto da tutti, capace oratore, padre Murphy si mischia con i bambini a cui insegna, gioca con loro, li porta a gite ed escursioni, li aiuta a crescere, sotto gli occhi compiaciuti e pieni di orgoglio delle suore, che si sentono fortunate per aver incrociato la loro strada con lui.
Molti lo considerano come il “pifferaio magico”, capace con le proprie parole di far fare qualsiasi cosa a chi lo ascolta.
È uno di loro.
Padre Murphy è come un buon padre di famiglia, premuroso, presente e disponibile.
In quegli anni non è cosa comune fra gli udenti conoscere il linguaggio dei segni. Chi lo guarda interagire con i “suoi ragazzi” lo vede con un essere straordinario. Nessuno si rende conto che di fronte ha l’uomo con la maschera.
Ma chi è questa persona? Qual è la sua storia?
Lawrence Murphy nasce l’11 novembre 1925 da Agnes ed Edward John Murphy a Milwaukee. Nel 1943 entra nel seminario di St. Francis. Viene ordinato sacerdote nel 1950.
Divenuto prete, è assegnato all’istituto Saint John.
Nel 1963 diventa direttore dell’istituto. La sua abilità come oratore gli permette di raccogliere il denaro necessario per ampliare la struttura. Un vero eroe.
Quando getta la maschera padre Murphy diventa un predatore di bambini, di ragazzi. Il suo terreno di caccia è il confessionale. Faccia a faccia li interroga sui loro peccati.
Le domande iniziano lievi, poi diventano più indagatrici.
“Hai giocato con il tuo pene? Come hai fatto? Ripeti davanti a me i gesti che hai compiuto.”
“Hai già fatto sesso? Con altri ragazzi o ragazze?”
I suoi occhi miti e rassicuranti diventano di fuoco, il suo viso rosso. Non riesce a celare la lussuria, non vuole, non gli interessa. Chi lo può fermare?
Davanti a lui nessuno riesce ad opporsi. È un sacerdote, un uomo di Dio, non può fare del male.
I bambini sgomenti, si abbassano i pantaloni, le mutandine, si toccano ed eseguono i suoi ordini.
La maschera è caduta.
Il luogo della confessione viene spostato, al secondo piano dell’edifico, lontano da sguardi indiscreti. Li dentro, in uno sgabuzzino trasformato per necessità in confessionale, l’uomo senza maschera abusa di loro, pratica sesso orale, sodomia, masturbazione.
Attorno il silenzio.
In alternativa il suo studio diventa un’alcova.
“Quando padre Murphy ha finito sono andato a letto. Stavo male, ero disperato... Non l’ho mai toccato.”
Silenzio.
Nessuno si è accorto di nulla? Forse non la prima volta, ma la seconda? E la successiva? E quella dopo ancora? Nessuno ha visto nulla per oltre 20 anni? Le suore dove sono in quelle ore di agonia?
Lo scenario che si presenta a chi affronta questo argomento è agghiacciante. Per me è stato sconvolgente, deludente, soffocante. Ma il peggio deve ancora arrivare.
Chi è entrato in contatto con l’abisso che si cela dietro agli abusi sessuali su minori, in questa vicenda e in molte altre, ha pagato a caro prezzo il desiderio di fare giustizia.
Richard Sipe, psicoterapeuta di salute mentale, è oggi un ex monaco benedettino.
Ha rinunciato ai voti.
Ha rinunciato ai voti.
Per 18 anni è stato lo psicoterapeuta dei suoi confratelli. Lui ha incontrato il male, non quello del St. John, ma di altri luoghi. Per 25 anni ha condotto uno studio sul celibato nel sacerdozio.
Le sue considerazioni sono sconcertanti ma ci possono aiutare a capire meglio questa vicenda.
Il mondo che scopre non è quello che si aspetta. Secondo le sue ricerche non più del 50% dei sacerdoti americani pratica il celibato.
Emergono diversi gradi di sperimentazione sessuale, di perversione, di relazione, di coinvolgimento, ma soprattutto di attrazione verso i bambini.
Cosa gli fa lasciare l’abito che ha indossato per tanti anni?
La consapevolezza che il Vaticano è a conoscenza del fatto che il voto di castità, in diversi modi, non era e non è rispettato. Tutti sanno, a tutti i livelli, anche i più alti.
L’omertà assoluta che si innesca prende il nome di clericalismo, che consiste nel considerare il sacerdote al di sopra della gente comune.
Nessuno può credere a un bambino che accusa un prete, un uomo caritatevole, buono, di averlo toccato o di aver avuto un rapporto sessuale completo.
Il clericalismo alimenta il silenzio.
La Polizia definisce questo fenomeno come “corruzione per una nobile causa”, cioè le buone intenzioni cancellano il male commesso. Se applichiamo questa definizione agli abusi sessuali su minori commessi da uomini di chiesa, i loro gesti caritatevoli cancellano qualsiasi azione delittuosa compiuta o da compiere.
La sodomia è cancellata.
La violenza sessuale è cancellata.
Il sacerdote è un uomo perfetto, immacolato.
Riporto le parole di Richard Sipe, senza commentare: “Il sistema del clero cattolico sceglie, coltiva, protegge, difende e produce molestatori sessuali.”
Richard Sipe rinuncia ai voti, non può più convivere con questa situazione.
Padre Murphy è il prodotto di questo sistema.
Si aggira silenzioso e leggero nei dormitori dei ragazzi, che riposano tranquilli, con la sua tonaca nera e il colletto bianco.
Li osserva. Li sceglie.
Ha rapporti sessuali con loro nei loro letti, nel luogo più sicuro, in mezzo ad altri ragazzi che sa che non parleranno.
L’uomo senza maschera giace con loro.
Quando ha finito e ha preso ciò che vuole, rimette la maschera e va dormire il sonno dei giusti.
Segue….
Rosella Reali
L'articolo che avete appena letto è interamente tratto dal film-documentario Mea Maxima Culpa - Silenzio nella casa di Dio. Produttore Kristen Vaurio e co-produttore Sloane Klevin. Scritto e diretto da Alex Gibney. Il film è pubblicato da HBO Documentary Film.