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Gli ultimi giorni di un antico popolo chiamato Mexica

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1519, un giorno di primavera.
Tenochtitlan, cuore dell'impero azteco.
Strani fenomeni astrologici e funesti presagi agitavano i pensieri dell'imperatore Montezuma. 
La fosca profezia oscurava il cielo della maestosa capitale.
Uomini dalla lunga barba e dalla pelle chiara giungevano da oriente, seguendo la rotta del genovese che aveva sbagliato strada.
L'imperatore decise d'inviare un ambasciatore con due costumi: uno di Tlaloc e l'altro di Quetzalcoatl. Tlaloc aveva una maschera che lo faceva apparire come se indossasse un paio di occhiali, Quetzalcoatl aveva la maschera con la barba. L'ambasciatore quando incontrò per la prima volta Cortes credette che assomigliasse a Quetzalcoatl, e lo vestì come il Dio.
Montezuma, probabilmente convinto dal suo ambasciatore, credette alle antiche profezie e non ai presagi nefasti dei mesi precedenti. Le antiche divinazioni tramandate di padre in figlio raccontavano che il Dio Quetzalcoatl sarebbe tornato, per il bene del popolo azteco. Cortes non si lasciò corrompere dalle gentilezze di quel popolo, che avrebbe considerato barbaro nel giro di pochi giorni, e decise di marciare su Tenochtitlan. Montezuma cercò d'impedire l'avanzata ma commise l'errore di offrire un numero sempre maggiore di regali. I conquistadores accecati dalla visione dell'oro bramavano la conquista della capitale, senza minimamente ipotizzare quello che in seguito avrebbero trovato entro le mura dell'antica città. Montezuma inviò maghi, sacerdoti e un ambasciatore che impersonava l'imperatore stesso. Non ottenne nessun risultato.
Per meglio comprendere l'atteggiamento dei conquistadores dobbiamo rifarci alle parole di Bernardino de Rivera, missionario spagnolo che svolse la propria opera in Messico presso il popolo azteco: “offrirono agli spagnoli insegne d'oro, di piume di quetzal e collane d'oro. Quando videro tutto questo, le loro facce erano sorridenti ed erano assai contenti e soddisfatti. Quando presero l'oro cominciarono a comportarsi come scimmie, stavano seduti proprio come loro, ed era come se avessero dei nuovi cuori, risplendenti. Perché la verità è, che quello era ciò che bramavano. I loro toraci s'ingrossavano e la bramosia li faceva impazzire. Bramavano l'oro, come maiali affamati”.
Montezuma decise d'inviare emissari a cercare il mago, leggendario, Huemac per chiedere protezione.
Huemac aveva predetto l'arrivo di Quetzalcoatl mille anni prima.
Tre volte inviò i propri emissari.
Tre volte il mago e profeta rifiutò.
Huemac disse poche parole, che furono riportate all'imperatore. Montezuma doveva abbandonare il lusso, i fiori e il profumo. Doveva fare penitenza e mangiare lo stesso cibo dei poveri. Inoltre doveva bere solo acqua bollita.
Il giorno 8 di novembre del 1519 Montezuma ed Hernan Cortes s'incontrarono per la prima volta.
All'imperatore sarà apparso come un Dio o un messaggero divino?
La barba e la pelle bianca potrebbero aver portato Montezuma sulla strada sbagliata.
Cortes cosa avrà pensato?
Poco o nulla poiché era accecato dalla fame d'oro.
Con grandi onori gli invasori spagnoli furono ricevuti a Tenochtitlan.
La città apparve a quelle genti avide e senza scrupoli come una nuova Venezia, con i magnifici palazzi e i giardini posti su isole galleggianti.
Hernan Cortes scrisse: “La grande città di Tenochtitlan è costruita al centro del lago di sale, e ci sono due leghe di distanza da ogni punto al cuore della città. Quattro strade che portano ad esso, tutte fatte a mano e larghe circa dodici piedi. La città stessa è grande come Siviglia o Cordoba. Le strade principali sono molto ampie e dritte. A metà delle strade più piccole ci sono uomini che vanno nei canali con piccole barche. Inoltre anche le strade principali hanno aperture a distanze regolari in modo che l'acqua possa passare liberamente dall'uno all'altra, e queste aperture sono molto ampie e attraversate da ampi ponti trasversali di travi massicce. I nativi stanno provando molti trucchi contro di noi, anche se hanno avuto ogni possibilità di farlo dal modo in cui la città è costruita, poiché la rimozione dei ponti d'ingresso e delle uscite potrebbe farci morire di fame senza possibilità di raggiungere la terra. Ho subito iniziato a lavorare non appena entrato in città per la costruzione di quattro brigantini, e in breve tempo avevamo finito, in modo da poter imbarcare trecento uomini e cavalli per farli andare sulla terraferma quando volevamo. Vi è un venditore ambulante di erbe, dove ci sono tutti i tipi di radice e piante medicinali che si trovano sulla terra. Ci sono case e farmacie, dove si vendono i farmaci a base di queste erbe, da bere e da utilizzare come unguenti e balsami. C'è il parrucchiere dove si può tagliare e lavare i capelli. Ci sono altri negozi dove è possibile acquistare cibo e bevande. Infine, per evitare prolissità nel dire le meraviglie di questa città, dico semplicemente che il modo di vivere tra la gente è molto simile a quello della Spagna, e considerando che si tratta di una nazione barbara, a parte la conoscenza del vero Dio, si può ben chiedere che il buon governo ovunque venga mantenuto.”
La popolazione di Tenochtitlan si aggirava tra i 200,000 ed i 250,000.
Con astuzia e crudeltà senza fine, Cortes e i suoi uomini approfittarono dell'ingenuità di Montezuma II. Il comandante in campo ordinò di porre fine a tutti i sacrifici umani. L'imperatore azteco accettò.
Il sangue del tempio sarebbe stato lavato.
Le immagini degli aztechi sarebbero state sostituite da icone cristiane.
Montezuma II accettò anche d'essere battezzato e si dichiarò suddito del Re di Spagna, Carlo V.
L'imperatore azteco si sottomise, sia per paura che per indecisione, a tutte le richieste di Cortes.
L'antica popolo azteco stava tradendo la religione del Dio Quetzalcoatl.
Le classi più elevate della popolazione azteca s'accorsero di questo grandissimo tradimento, realizzato dal proprio imperatore.
Durante le settimane di permanenza nella capitale azteca, Cortes seppe che altri spagnoli stavano giungendo da Cuba con l'ordine d'arrestarlo. Il conquistatore di Tenochtitlan fu costretto ad abbandonare la città per affrontare Panfilo de Narvaez, l'uomo a capo del manipolo di spagnoli che l'inseguiva per dare esecuzione al mandato d'arresto.
Mentre l'uomo barbuto e dalla pelle bianca affrontava i nuovi nemici, Montezuma chiese al suo sostituto, Pedro de Alvarado, il permesso di festeggiare il Toxcatl, festività in onore di Tezcatlipoca, uno dei principali dei dell'antica religione azteca. Come andarono realmente i fatti non lo sapremo mai poiché le versioni non collimano; gli spagnoli affermarono che interruppero le festività poiché inorriditi da un sacrificio umano che si stava consumando nel Tempio Maggiore, gli aztechi sostennero che gli spagnoli erano attratti dall'oro che indossavano. Il risultato di queste incomprensioni fu l'uccisione di una larga parte della classe nobile azteca da parte degli uomini di Panfilo de Narvaez. Gli omicidi commessi dalla mano spagnola scatenarono la ribellione del popolo, nonostante gli ordini contrari di Montezuma.
Il 29 giugno del 1520, nel tentativo di placare la folla inferocita, l'imperatore apparve sul balcone del suo palazzo chiedendo alla gente di ritirarsi.
Il popolo non poté credere alla visione.
L'imperatore complice dei conquistatori spagnoli.
Montezuma amico dell'uomo bianco che aveva sporcato con il sangue innocente il loro Tempio.
La gente reagì.
Pietre e frecce bersagliarono il balcone dal quale l'imperatore aveva parlato.
Montezuma morì poco dopo, colpito da una pietra nemica lanciata da una mano amica.
Nel codice Ramirez, scritto da un anonimo azteco convertito al cristianesimo, si critica pesantemente la componente cattolica al seguito dei conquistatori. Secondo il testo i sacerdoti si preoccuparono di cercare l'oro e non d'amministrare l'estremo sacramento all'imperatore convertitosi alla nuova religione.
A Montezuma successe il fratello, Cuitlahuac, che morì poco dopo di vaiolo.
L'ultimo imperatore dell'antico popolo azteco fu Cuauhtemoc.
In poco più di un anno l'impero azteco fu sottomesso dai conquistatori e civilizzatori spagnoli.
La civiltà azteca e le sue testimonianze scritte, la cultura materiale e le tradizioni furono annientate senza pietà nel giro di una manciata d'anni.
L'ultimo sovrano di Tenochtitlan, Cuauhtemoc, cercò d'organizzare una vigorosa resistenza all'annientamento della città. Fu catturato e portato ai piedi del grande uomo Cortes.
L'imperatore chiese fermamente d'essere ammazzato dal coltello che lo spagnolo portava nella cinta dei pantaloni.
Hernan Cortes ancora non aveva esaurito la sua opera civilizzatrice.
Nelle prigioni chiese all'imperatore azteco dove fosse nascosto il tesoro di Montezuma.
Cuauhtemoc non rispose.
Lo spagnolo dalla pelle bianca e dalla lunga barba decise d'immergere i piedi del ragazzo nell'olio bollente.
Cuauhtemoc resistette con grande valore.
Mai proferì parola.
Fu impiccato all'alba del 25 febbraio 1525.
Le sue spoglie oggi riposano all'interno di una chiesa, come ultimo segno di disprezzo nei confronti delle antiche popolazioni che avrebbero evitato d'essere scoperte dal genovese che sbagliò strada.



Gli Aztechi si riferivano a loro stessi con il nome di Mexica.
La Repubblica del Messico e Città del Messico prendono il nome da questo termine.

Fabio Casalini


Bibliografia
Longhena Maria - Le grandi civiltà del passato, antico Messico - Gruppo Editoriale l'Espresso

Jackson Spielvogel - Civilizaciones de Occidente - Internationa Thomson editores

Bernard e Gruzinski - Histoire du Nouveau Monde - Fayard

Santevecchi Guido - Montezuma non fu lapidato dai suoi ma ucciso dagli spagnoli - Corriere della Sera, 9 aprile 2009


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