Una serie di eventi, accaduti in Italia a partire dalla firma dell’armistizio dell’8 settembre 1943 e la conseguente occupazione tedesca, diedero l’inizio alla Resistenza e della lotta di liberazione.
Cominciarono a costituirsi, e diventar via via sempre più corpose, le prime formazioni partigiane, costituite principalmente da quei giovani che, in età di leva, rifiutarono di appoggiare la Repubblica di Salò al servizio della Germania nazista.
Cominciarono a costituirsi, e diventar via via sempre più corpose, le prime formazioni partigiane, costituite principalmente da quei giovani che, in età di leva, rifiutarono di appoggiare la Repubblica di Salò al servizio della Germania nazista.
Anche la Liguria, con il proprio territorio impervio, fu teatro di una Resistenza resa possibile anche grazie al sostegno degli abitanti dei paesi abbarbicati su quei monti, testimoni di molte battaglie. Abitanti che insieme a molti partigiani pagarono un alto prezzo in privazioni e ritorsioni nazi-fasciste, fino alla perdita della vita in nome della Libertà. Al comando di questi gruppi, di coraggiosi uomini, ci furono altrettante valorose figure come, ad esempio, il Dott. Felice Cascione “u Megu”, medaglia d’oro al V.M. che fu tra l’altro autore di “Fischia il vento”, la canzone che divenne l’inno di tutta la Resistenza italiana.
In occasione del 70° anniversario della liberazione è stata celebrata una commemorazione di due vittime di queste stragi in un minuscolo paesino alle spalle di Imperia: Moltedo. Un tempo il paese era diviso nelle due borgate di Moltedo Superiore e Moltedo Inferiore. Divise per lungo tempo, addirittura per un periodo appartenute a due diverse entità (il Piemonte la parte superiore e la Repubblica di Genova l’inferiore) per poi diventare comune autonomo ed infine partecipare nel 1923 alla formazione di Imperia.
Sono stato invitato da amici, che commemoravano un giovane zio.
Tutti gli anni la cerimonia si ripete, e quest’ anno coincide anche con il 70° della Liberazione: decido di dedicare un articolo a ricordo di tutti quelli che ci hanno permesso di vivere in un paese libero.
Tutti gli anni la cerimonia si ripete, e quest’ anno coincide anche con il 70° della Liberazione: decido di dedicare un articolo a ricordo di tutti quelli che ci hanno permesso di vivere in un paese libero.
Eccomi dunque risalire la strada comunale che costeggia la periferia, subito dietro ad Imperia, che in breve tempo si trasforma in una strada piuttosto stretta, contornata da campi d’ olivi. Percorro pochi chilometri in questo insolito paesaggio, diverso dalle montagne e colline a cui sono abituato, ed ecco Moltedo, adagiata su un lato della collina, illuminata dall’ultimo sole del tardo pomeriggio, che rende tutti i colori di una straordinaria tinta pastello. Oggi vi abitano poco più di 200 anime e durante la seconda guerra mondiale è stata protagonista, suo malgrado, di fatti tremendi ad opera dei fascisti.
DAL LIBRO "Storia della resistenza imperiese (zona Liguria)—Volume Il di Carlo Rebaudo:
GAZZANO NINO (Nome di battaglia "Stella") — nato a Imperia il 20 marzo 1925
GUERRINI ELSIO - nato a Imperia il 15 agosto 1925 incorporati nel distaccamento "Mirko" della IV Brigata — a seguito di una delazione, mentre dormono in un fienile sono sorpresi da una squadra di fascisti comandata dal capitano Ferrari. Vengono fucilati a Moltedo in Piazza S. Caterina il 22 luglio 1944.
Il giorno successivo 23 Luglio 1944, il I distaccamento della IV Brigata comunica al Comando di Divisione l'eccidio avvenuto il giorno prima a Moltedo: "Diamo il nominativo di due splendide figure di partigiani immolatisi per la libertà dei popoli. Sono stati brutalmente assassinati sulla Piazza di Moltedo per mano dei fascisti. Sono caduti chiedendo la fucilazione nel petto "perché noi non siamo traditori" e morivano gridando "Viva i partigiani". Eccovi i nominativi: Guerrini Elsio da Oneglia e Gazzano Nino da Moltedo, entrambi di anni 19.”
In questa giornata del ricordo partecipano un capannello di persone, una cinquantina in tutto, radunati in Piazza Santa Caterina di fronte alle targhe a imperitura memoria per coloro i quali, donando la propria vita, hanno contribuito alla Libertà del Paese. Ci sono anche due reduci partigiani alla celebrazione che, con occhi umidi, ricordano i tempi andati: strazianti e difficili, ma intrisi anche di bei ricordi.
Una banda fa da cornice alla cerimonia e vengono suonati, oltre all’ inno di Mameli, anche due classiche canzoni partigiane: “fischia il vento” e “bella ciao”, alcuni dei presenti intonano i canti, dapprima timidamente, poi sempre con più energia trascinando un po’ tutti, tra giovani ed anziani.
Alcune autorità, e persone comuni, si danno il cambio al microfono per un discorso di commemorazione, ed infine la Sig.ra Amelia, presidente dell’ANPI di Sanremo, legge una lettera di una mamma alla figlia, le ultime parole, l’ultimo lascito, un saluto di viatico a chi non potrà più godere la presenza di una figura così importante nella vita ricordando a tutti il ruolo delle donne anche in questi momenti difficili oltre che nella normale vita quotidiana.
Ringrazio per avermi invitato a questa toccante cerimonia ed anche la Sig.ra Amelia per averci regalato queste commoventi parole di Paola Garelli, pettinatrice di Mondovì, fucilata il 1° Novembre 1944 che, con piacere, ripropongo a chiusura dell’articolo. Rileggendola penso a me stesso, che ho tre figli, se sarei stato capace di scrivere queste parole.
“La tua mamma se ne va pensandoti e amandoti, mia creatura adorata, sii buona, studia e ubbidisci sempre agli zii che t’allevano, amali come fossi io. Io sono tranquilla. Tu devi dire a tutti i nostri cari parenti, nonna e gli altri, che mi perdonino il dolore che dò loro. Non devi piangere né vergognarti per me. Quando sarai grande capirai meglio. Ti chiedo una cosa sola: studia, io ti proteggerò dal cielo […] la tua infelice mamma.”
Gustavo Zagrebelsky, giurista italiano, già presidente della Corte Costituzionale commentò questo scritto dicendo: “Che distanza! Che commozione e, forse anche, che sferzata avvertiamo! Soprattutto: “quando sarai grande capirai”. Ecco il compito: aiutare sempre, ancora, a capire e così aiutarci a diventare un popolo adulto".
Marco Boldini